Nel tempo montiano il dissenso sembra esser ad appannaggio di atteggiamenti strumentali legati più alla necessità di distinguersi per futuri precari orizzonti elettorali, che per reali convinzioni ideali. Fra tutti sicuramente la Lega è maestra nel capovolgere le responsabilità, rimuovendo quella già flebile memoria di cui sono capaci gli italiani. E’ vero che il dissenso per alimentarsi di onestà intellettuale dovrebbe nascere dal pensiero limpido non collegato agli interessi partitici, o come si dice oggi, di area. Invece, per fare un esempio, anche dentro il PD, in una fase dove oggettivamente Bersani ha fatto un passo indietro rispetto alla possibilità di vincere facile in elezioni anticipate, le cosiddette aree, consorterie di sotto aree, gruppetti più o meno mediatici e da social network, aleggia sempre uno spirito di rivalsa e di serpeggiante dissenso, non sulle idee, ma rispetto a chi le sostiene. continua a leggere Il dissenso, quindi, nell’era delle crisi, impalpabile o eclatante, sembra far parte di un teatrino, cui rappresentazione risulta ancor più piccina se si è consapevoli che il disastro economico finanziario è frutto di una abdicazione da parte della politica mondiale nei confronti dei potentati che ora intendono gestire direttamente la fuoriuscita, facendola pagare tutta a chi è stato derubato della certezza nel lavoro, dell’abitazione, della costruzione di relazioni familiari e sociali. L’attuale dissenso disgusta perché non è eresia, l’unica vera sorgente del cambiamento, che terremota le certezze, prende per il naso dogmi economici, culturali e religiosi, e li rende nudi, di quel nudo anti classicista, che inorridisce i palati fini. E dell’eresia in giro per i Palazzi della finanza, della politica, delle religioni, proprio non si vede traccia. Anche tra le nicchie del dissenso storico, di destra e di sinistra, dei movimenti, si respira aria di stantia dissidenza.  Siccome siamo di nuovo in una fase di acuta incertezza, dove è chiaro che a pagare è sempre la povera gente, si invoca il ritorno della lotta di classe, rispolverando azioni e contro azioni rassicuranti, riposte da alcune decenni, ma sempre buone per ogni tempo. E invece non è così. Esser oggi eretici, significa semplicemente non essere rassicuranti, in nessun modo, in nessun luogo, per nessuna convenienza. E per esser ancor più calvinisti, anche l’indignazione neutrale, il ribellismo incosciente, il populismo irresponsabile, sono tutte scelte politiche conservatrici, ridipinte malamente dalla vernice dell’ignoranza storica, per ripresentarle a giovani e meno giovani generazioni di italiane e di italiani, che  non sanno o non vogliono sapere. Anche l’eresia non è parola neutra e se è collegata solamente a un atteggiamento di superiorità o peggio di snobismo, dilaga audacemente dentro il pensiero del qualunquismo di cui c’è troppo cibo da cui servirsi. L’eresia per essere tale deve rompere davvero con gli indugi del servilismo, anche quello inconscio, e ottenere reazioni e riflessioni profonde, che scuotano il quieto arrugginirsi del pensiero quasi unico che sta avvolgendo il nostro Paese. L’eresia letta oggi come opportunità per sciogliere davvero la patina calcarea che ha avvolto l’Italia, dovrebbe avere la capacità di rendere evidenti che molte dei totem  attorno cui ballano partiti, editorialisti, leader di movimenti e sindacati, sarebbero da riporre nelle teche del museo del passato.  Siccome ognuno deve pensare come poter diffondere un nuovo movimento eretico, faccio alcuni esempi a me intimamente vicini per farmi comprendere, ognuno di voi, sicuramente saprà traslare nel proprio ambito altri esempi. Allora, per essere eretici oggi, bisogna saper dire che volere asetticamente il matrimonio gay è una cazzata, un movimento di liberazione sessuale e sociale, non può chiedere di partecipare a un istituto prigione,  regolato da una legislazione consuntamente maschile, la cui fuoriuscita implica danni agli adulti e agli eventuali minori devastanti, perché i tempi sono esasperanti e le tutele non seriamente applicate. Per essere eretici è un dovere affermare che il matrimonio italiano non va bene, così come il divorzio, così come il diritto di famiglia, così come la legislazione sulle adozioni. L’esatto contrario di ciò che pensa l’attuale Governo Monti, con il suo ministro alla famiglia (non a caso di nuovo declinata al singolare), all’integrazione e alle norme antidiscriminatorie. Eresia oggi è dire senza infingimenti che finché la morale politica di destra e di sinistra è governata dall’esegesi clericale, l’Italia rimarrà un Paese arretrato, populista, immaturo, bamboccione, ipocrita, sottosviluppato. L’eresia rifugge dal buonismo peloso sul tema dell’integrazione dei migranti, cui bisogna riconoscere tutti i diritti civili oggi negati, dal voto alla cittadinanza per nascita, e allo stesso tempo esser irremovibili sulle libertà individuali, sulla laicità dello Stato, sui valori della parità e differenza tra i generi e gli orientamenti sessuali. Ma per far questo bisogna innanzitutto pretenderlo nei confronti della propria religione di riferimento. E se non si ha identità certa è impossibile pretendere da altri che la mutino o perlomeno la mettano in gioco. Tutto questo è scomparso dal dibattito pubblico, perché a torto si pensa sia questione irrilevante, di cui si tornerà a parlare quando usciremo dalle crisi, invece una delle ragione della nostra Crisi, è proprio questa: una esasperante omogeneizzazione dei pensieri; potere e dissenso sono ruoli stabiliti, attribuiti da un copione ben collaudato. Le ragioni dell’eresia, ripeto, pensando ognuno alla propria esperienza, sono invece l’unica speranza per riscrivere concretamente una sceneggiatura pericolosa e fallimentare. Ma l’eresia non è una posa, nasce dal profondo delle coscienze libere, emerge quando il dissenso ha fallito, forse, quindi, il nostro tempo potrebbe essere quello giusto.

di Aurelio Mancuso

settimanale gli Altri 6 gennaio 2012

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