L’Italia è in trincea, ormai combatte senza sosta una battaglia politica e culturale immane per difendere con tutte le forze a disposizione, la sua arretratezza civile. Per la gioia del conservatorismo italico, sono ancora a disposizione molti soldi, mass media, truppe d’indottrinamento fornite anche dallo Stato alleato del Vaticano, senza il quale forse la battaglia sarebbe già stata persa da tempo. E invece eccoci qui, a scavare una sempre più profonda e spinata trincea a difesa di Ordine, Patria, Famiglia, fieri del nostro razzismo che ci fa odiare Nord e Sud, donne e uomini, etero e gay, italiani e extracomunitari, e così via. Ci piacciono i proclamati proibizionismi di tutte le risme, che colpiscano possibilmente i deboli e salvino sempre i forti. L’autarchia valoriale è la modalità con cui i partiti di destra respingono le leggi contro l’omofobia, per il riconoscimento giuridico delle coppie gay, per una reale regolamentazione sulla fecondazione assistita, per il testamento biologico. Più volte Buttiglione, Giovanardi, leghisti di ogni pianura, hanno affermato che il nostro Paese non deve seguire ciò che avviene fuori da esso, che noi siamo migliori. Non importa nulla che l’Italia abbia sottoscritto tutti i Trattati europei, tutte le convenzioni internazionali. continua a leggere Ora che persino negli USA ha presto corpo un movimento anti proibizionista sulle droghe, che riesce a vincere referendum in alcuni Stati, la trincea sarà ulteriormente rafforzata, perché tra l’altro bisogna difendere gli interessi della rete cattolica che gestisce comunità terapeutiche, tutte preghiera, lavoro e proibizionismo.  E questo vale anche per le altre organizzazioni che hanno il sostegno di Comuni, Province e Regioni, (anche di centro sinistra) per i loro consultori anti abortisti e dove l’educazione sessuale è bandita o  per le cooperative case famiglia zeppe di bambini da adottare. Noi siamo fieri di essere italiani in tutto, di alimentare la difesa degli interessi particolari, rassicuranti per crogiolarci nella nostra storica lamentazione e nel proporre modelli divenuti solidi come le scenografie cinematografiche. Nel dolore e solitudine della crisi che dilania le persone e le collettività, ha buon gioco un’idea per cui bisogna attenersi a un nostro modello specifico, che non guardi mai all’esterno, perché fuori son tutti senza Dio e senza Cultura. Così accade che la Croazia (sottolineo la Croazia!) abbia una legge certamente non all’avanguardia, ma più moderna dei DICO e noi niente, così come l’Argentina ha il matrimonio gay, mentre noi dibattiamo se gli omosessuali sono sani o malati. La trincea è coccolata da molti, perché se no non si spiegherebbe perché quando le carceri possono contenere 45mila detenuti e invece ve ne soggiornino 68mila, per la gran parte a causa di leggi criminogene come la Bossi-Fini e la Giovanardi Fini (Fini c’è sempre), nessuno che ha potere fa nulla.  Perché solo i gravissimi fatti della Diaz, o di alcuni morti a causa dei pestaggi perpetrati da alcuni appartenenti alle forze dell’ordine, finalmente, forse, piano, piano, si sta pensando a introdurre il reato di tortura. La nostra trincea è contornata da una immensa corona di filo spinato imposta sulla testa di chi non ha diritti e deve continuare a non averne. Un tempo la DC e i preti agitavano il pericolo che i cosacchi abbeverassero i loro cavalli nelle fontane di San Pietro, oggi noi sogniamo che gli svizzeri possano gestire le zone free marjuana, che i portoghesi vengano a celebrare i matrimoni gay, che gli spagnoli approntino centri per la fecondazione eterologa aperti a tutte le donne. Per ora però stiamo dentro la trincea cercando malamente equipaggiati, a indebolire l’esercito interno, senza avere a disposizione una strategia comune e una politica di sinistra davvero convinta sui diritti civili. Siamo un esercito alla Brancaleone che fronteggia dentro lo spazio angusto italiano truppe scelte e galvanizzate, che facilmente riescono a demoralizzare il nostro spirito, anche perché i nostri generali sono attenti a non sferrare mai un attacco decisivo, preoccupati come sono che si spezzino equilibri e posizioni di rendita. La trincea siamo anche noi, e senza troppi giri di parole ne irrobustiamo la tenuta. Nessuno da fuori tenta una sortita per darci una sveglia, l’unico rumore di fondo che si sente è quello di fragorose risate delle opinioni pubbliche europee, che ci osservano come un fenomeno da barraccone, attenuate da ipocrite pacche sulle spalle quando le incontriamo in convegni internazionali. L’umiliazione non è un sentimento che abbia mai sospinto il nostro Paese al cambiamento, e l’indignazione e rabbia per ora sono catalizzati dal populismo, così sui diritti civili delle persone non cambia per ora niente.

Aurelio Mancuso

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