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ROMA, L’ESEMPIO DELL’IX MUNICIPIO

di Aurelio Mancuso

La prostituzione con cui ogni giorno devi fare i conti la trovi soprattutto nei quartieri periferici, nei luoghi abbandonati, bui, giardini incolti, vie di grande scorrimento, sulle scalinate delle basiliche, di notte ma anche di giorno. La prostituzione quella più povera, per la gran parte in mano ai diversi racket delle tratte delle schiave, delle minorenni, che mostra letteralmente il suo volto degradato, della carne in esposizione tra gli incroci e risacche urbane. Non è, quindi, un caso che giorni fa il IX Municipio di Roma, in un Consiglio tematico, con il contributo del Comando dei Vigili, aperto alle associazioni dei cittadini e di volontariato, sia tornato sull’argomento. Perché nessuna crisi economica ferma un fenomeno da troppo tempo regolato da una legge, quella Merlin, all’epoca rivoluzionaria e che giustamente cancellò la vergogna delle case di tolleranza, che oggi risente pesantemente la sua inadeguatezza rispetto ai tempi moderni. Dalla prostituzione via internet, passando per l’autorganizzazione in case private e club, fino al dramma delle migliaia di ragazze e donne obbligate a vendere il proprio corpo, la questione prostituzione (non solo femminile) è ingestibile, e le poche modifiche apportate al testo originario, non hanno fatto altro che evidenziare la necessità di una riforma complessiva. In questa situazione ingarbugliata e socialmente esplosiva si trovano a operare le forze dell’ordine, la rete di aiuto e sostegno alle sex workers, e le istituzioni. Nel civilissimo e interessante Consiglio tematico dal presidente Andrea Santoro, ai consiglieri di maggioranza e qualcuno di opposizione, sono venute indicazioni da attenzione, che puntano molto sulla riqualificazione delle aree abbandonate, senza illuminazione, nel tentare attraverso la collaborazione delle associazioni dei cittadini, dei gruppi culturali e di solidarietà di occupare il degrado trasformandolo in occasione di aggregazione e rinascita. Non una parola “contro” le donne, nemmeno da parte dei comitati di quartiere, consapevoli che quando anche in pieno giorno si spogliano, fanno sesso, si ammantano di atteggiamenti provocatori, ciò è determinato dai ricatti violenti cui sono sottoposte. All’Eur, come nei quartieri vicini (un’area enorme che con pochissimi soldi gli amministratori del IX Municipio tentano perlomeno di governare con la vicinanza e le azioni concrete di dissuasione e di controllo) si va dalla prostituzione trans al Parco del Turismo e nei pressi del Fungo, alla scalinata della Basilica San Pietro e Paolo dove sostano soprattutto donne straniere e molte ragazze, per non parlare di Viale Europa e di molte altre aree,soprattutto parcheggi e fazzoletti verdi, dove alla prostituzione si somma il fenomeno degli ultimi anni dello scambismo. I residenti sono esasperati si sentono assediati, sono preoccupati per le scene che i loro figli assistono quotidianamente. Le misure repressive sono in pratica impossibili, come ricorda il Comandante dei Vigili dell’Eur, che concentra le poche forze a disposizione nella prevenzione, ovvero, nel presidiare zone a forte concentrazione abitativa e di prostituzione, cercando appunto di dissuadere. Manca una legge seria e coerente, per cui tutto ciò che si mette in campo, persino la proposta di vietare l’ingresso in alcune vie ai non residenti durante alcune ore della notte, oppure l’utilizzo di telecamere, può alleviare alcune situazioni più evidenti, ma non apportare quel cambiamento auspicato dai cittadini. Gli ordini del giorno conclusivi del Consiglio tengono conto dell’indirizzo politico del presidente Andrea Santoro e del lavoro svolto da Paola Vaccari, presidente della Commissione delle Elette e delle Pari Opportunità, che ha scritto insieme alle altre amministratrici del Municipio un documento, tenendo fermo il punto sulla visione sociale e di aiuto alle prostitute. Le reti locali sono importanti come ha ricordato la rappresentante di “L’Alternativa Onlus” unità di strada, che rileva come prostituzione, immigrazione, spaccio illegale di stupefacenti, costituiscano una macro area d’intervento complesso, governato da una legislazione che spesso entra in conflitto, che in alcuni casi intralcia la possibilità di ottenere risultati. A guardarla dall’alto, questa, come tante altre porzioni della Capitale, è un intreccio di quartieri eleganti, che di notte si svuotano, di rioni popolari frutto della speculazione che dalla fine degli anni ’50 in poi hanno deturpato il territorio per renderlo, come accade in tutte le metropoli, a volte soffocante nella concentrazione abitativa e languente negli improvvisi diradamenti dei margini. E non bisogna dimenticarsi che quel di cui si è occupato il Consiglio è solo un aspetto dell’articolato mondo della prostituzione, di cui la politica ha paura di trattare con serietà. I tempi non fanno ben sperare, ma poter osservare amministratori come quelli del IX Municipio, che con semplicità e compostezza cercano almeno di tener viva la necessità di non arrendersi, rincuora, perché tra l’abbandono traumatizzante della passata gestione Alemanno, e il primo anno di troppe incertezze e lacune della giunta Marino, resistono e crescono nuovi spazi di partecipazione.

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