card-Péter-ErdőNella “Relatio post disceptationem” del Relatore generale, Card. Péter Erdő, svolta questa mattina al Sinodo straordinario sulla famiglia, leggo, dopo tanti anni di condanne e chiusure, parole  nuove che mi riempiono il cuore di gioia. Alla Chiesa non si possono domandare adesioni a normative come il matrimonio egualitario o le unioni civili, che spettano allo Stato, ma di superare una discriminante esclusione dei cattolici omosessuali.Per questo accolgo con speranza l’affermazione contenuta nel documento che dice: “La questione omosessuale ci interpella in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica integrando la dimensione sessuale: si presenta quindi come un’importante sfida educativa.” Finalmente la chiesa si interroga e pone le basi per un confronto interno che riconosce la dignità della condizione omosessuale e si spinge addirittura a dire: “Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner.

Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli”. Ora il Sinodo entra in una fase di approfondimento più ampio che entro il 2015 porterà a terminare il suo lavoro che sarà consegnato al papa. E’ viva la speranza tra i milioni di omosessuali cattolici, in particolare quelli che vivono in coppia, che possano essere ascoltati, perché dalla conoscenza scaturiscono adeguate linee pastorali.

Aurelio Mancuso

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