di Aurelio Mancuso

Il disegno di legge sul testamento biologico langue al Senato dopo che l’anno scorso fu approvato dalla Camera dei Deputati. Il testo nella pratica stravolge le intenzioni di chi sostiene la necessità che le dichiarazioni anticipate di trattamento possano stabilire con chiarezza la scelta delle persone in materia d’interventi terapeutici in caso d’incoscienza, esclude la possibilità che il paziente possa elencare i trattamenti cui non desidera essere sottoposto. In ogni caso, il testo afferma che alimentazione e idratazione “dovranno essere mantenute fino al termine della vita, ad eccezione del caso in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento”. L’interruzione traumatica del governo Berlusconi e lo sfaldarsi della maggioranza di destra ha bloccato l’iter della discussione, che molti sperano sia abbandonato in vista delle elezioni politiche. In effetti, come ebbero a dire molti giuristi, intellettuali, medici, meglio non avere una legge che veder approvato un provvedimento ideologico, anticostituzionale, che impedisce la libertà di scelta delle cure.continua a leggere Sicuramente l’uscita nelle sale del film “Bella addormentata” di Marco Bellocchio, prevista il 6 settembre e in cartellone al 69° Festival Internazionale del Cinema di Venezia il giorno precedente, riattiverà divisione e polemiche solamente sopite. Seppur la vicenda di Eluana Englaro rimanga sullo sfondo, dalle anticipazioni si comprende che la storia che si sviluppa intorno agli ultimi sei giorni di vita della ragazza, tenta di tracciare un quadro delle emozioni e delle dispute sul tema spinoso del fine vita, della qualità dell’esistenza, del diritto a terminare la propria esistenza o invece di preservarla nonostante le avversità. Ed Eluana Englaro, questa donna che per 17 anni è rimasta in coma, che lentamente si è consumata su un letto, incosciente, sempre più danneggiata nel fisico continua ad esser biecamente strumentalizzata. Come non ricordare che Berlusconi ebbe il coraggio di affermare che aveva ancora un bell’aspetto e un’aria sana, pur senza mai aver visto Eluana, nonostante l’appello del padre a farle visita per rendersi personalmente conto delle pietose condizioni in cui era ridotta. Il presidente del Consiglio, che tentò in tutti i modi di fermare il protocollo che portò alla morte Eluana, arrivò a dire e che “potrebbe in ipotesi anche generare un figlio” nonostante lo stato vegetativo permanente e la paresi.  Purtroppo queste e altre affermazioni furono anche frutto di una campagna portata avanti dai movimenti per la vita cattolici e persino dalle suore che amorevolmente avevano accudito la donna, ma che non seppero sottrarsi, come consiglierebbe la fede cristiana che persegue la verità e intima al rispetto del dolore e del dilaniarsi della coscienza.  Il dramma personale diventa furore pubblico, perché è l’unica modalità con cui si ha speranza di ottenere giustizia, per questo nel nostro Paese papà Beppe diventa il catalizzatore di un dramma che coinvolge milioni di persone, quindi, l’unica persona su cui si riversano sostegno, simpatia, commozione e dall’altra, anatemi, disprezzo e denunce. La normalità di cui hanno diritto le famiglie, i parenti, gli amici, in momenti così drammatici non è un diritto possibile, nemmeno ipotizzabile, in uno Stato dove l’opinione delle persone, la volontà di autodeterminazione, di scelta, di assunzione di gravi o gioiose responsabilità, dell’esplicare il proprio amore nei momenti drammatici come in quelli della felicità, deve essere demandata al giudizio più alto. In nome di un Dio trasfigurato nel campo della tecnica scientifica, operano zelanti rappresentanti presbiteri, politici, giornalisti, per stabilire ciò che è possibile e non consentito per tutte e tutti, a dispetto della libertà e la democrazia. Poco importa, anzi diventa un dettaglio da bypassare, se l’articolo 32 della Costituzione stabilisce che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». Inoltre bisogna ricordare che nel 2001 l’Italia ha ratificato la Convenzione sui diritti umani e la biomedicina di Orviedo che dice “i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione”. L’esatto contrario di ciò che è stato approvato dalla Camera dei Deputati! E se nonostante il Codice di Deontologia Medica ha recepito il dettame della Convenzione, l’Italia deve ancora emanare i decreti applicativi, quindi, la presidenza della Repubblica non ha depositato la ratifica. Nella sostanza il nostro Paese non fa parte della Convenzione di Orviedo, perché in Parlamento non c’è una maggioranza politica che voglia applicare le disposizioni internazionali. Il caso di Eluana Englaro dimostra che una legge è necessaria, perché nonostante moltissimi giuristi ritengano già sufficiente l’indicazione contenuta nella Costituzione con l’approvazione di un semplice regolamento ministeriale, il testamento biologico è osteggiato da tali e tanti poteri da essere indispensabile un chiaro articolato legislativo. Dal testamento biologico alle unioni civili, i diritti sono sottoposti a un tale fuoco di sbarramento perché non esiste movimento e partito che ritenga essenziale che le persone possano assumere decisioni sulla loro vita, sui loro amori, sui loro momenti difficili e drammatici, in piena autonomia e libertà, così come recita la Costituzione.

venerdì 31 agosto 2012

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