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Il Manifesto: Caso Gubbio. E il Sindaco cancella il registro delle Unioni

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Il Manifesto – giovedì 26 gennaio 2012

di Aurelio Mancuso*

Per la prima volta nella storia del movimento delle libertà civili un Consiglio Comunale abolisce il Registro delle Unioni Civili poiché, si afferma, si è iscritta una sola coppia ed è in contrasto con l’articolo 29 della Costituzione. La mozione, presentata dal consigliere d’opposizione Luigi Ghirlanda, del Pdl, ha potuto contare sul sostegno e il voto del Sindaco di Gubbio Diego Guerrini del Pd e di alcuni consiglieri sempre iscritti al partito. Risultato per 12 voti a favore e 10 contrari la mozione passa, e scoppia il caso in Umbria e anche in Italia. Alcuni consiglieri del PD hanno votato contro la mozione così come tutti i consiglieri di maggioranza degli altri partiti della sinistra. Il caso Gubbio, che nasce anche dalla volontà dell’attuale Sindaco di cancellare una serie di provvedimenti assunti dalla passata amministrazione guidata da un primo cittadino di Rifondazione Comunista, ha innescato per tutta la giornata di ieri prese di posizione sdegnate da parte del PD regionale, dei Giovani Democratici, e così pure da parte della deputata Anna Paola Concia, dall’ex ministra Barbara Pollastrini e dal responsabile dei diritti civili Ettore Martinelli. (altro…)

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Il fascino indiscreto dell’eresia

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Nel tempo montiano il dissenso sembra esser ad appannaggio di atteggiamenti strumentali legati più alla necessità di distinguersi per futuri precari orizzonti elettorali, che per reali convinzioni ideali. Fra tutti sicuramente la Lega è maestra nel capovolgere le responsabilità, rimuovendo quella già flebile memoria di cui sono capaci gli italiani. E’ vero che il dissenso per alimentarsi di onestà intellettuale dovrebbe nascere dal pensiero limpido non collegato agli interessi partitici, o come si dice oggi, di area. Invece, per fare un esempio, anche dentro il PD, in una fase dove oggettivamente Bersani ha fatto un passo indietro rispetto alla possibilità di vincere facile in elezioni anticipate, le cosiddette aree, consorterie di sotto aree, gruppetti più o meno mediatici e da social network, aleggia sempre uno spirito di rivalsa e di serpeggiante dissenso, non sulle idee, ma rispetto a chi le sostiene. (altro…)

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Preoccupati per deleghe a Riccardi su famiglia e antidiscriminazione

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“Con alcune tensioni tenute debitamente nascoste all’opinione pubblica, le deleghe sulla famiglia e di contrasto alle discriminazioni sono state affidate ad Andrea Riccardi, ministro per l’integrazione e la cooperazione internazionale, invece che attribuirle al ministero che, coerentemente con la delega principale del Welfare, avrebbe dovuto gestirle. Ci preoccupa questa scelta da parte del presidente Mario Monti, perché è evidente a volontà di affidare, a un cattolico ossequioso  alle posizioni più retrive della gerarchia vaticana, due questioni importantissime che hanno invece bisogno di una visione concretamente laica e rispettosa delle differenze presenti nella società. (altro…)

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Coppie gay? Nessuna speranza

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Una cosa è certa la fiducia e il senso di appagamento sociale non alberga tra le tante coppie gay e lesbiche. Si avverte di appartenere a un mondo nuovo troppo lontano da venire, una sensazione che soffoca qualsiasi entusiasmo, a volte mette a dura prova le nostre stesse relazioni d’amore e anche amicali, perché percepite come non complete, non accettate, da una società italiana familista e bonaria, che sa essere così crudele e distante. Per la prima volta nella nostra storia di collettività in costruzione, diverse generazioni di omosessuali che sono in coppia, che convivono, condividono la condizione oggettiva di soggettività senza diritti. E per chi oggi ha dai quaranta agli ottanta anni, si concretizza l’evidente incubo, che il tempo di una propria regolarizzazione, non potranno mai viverlo. In questo profondo senso di sconforto, attenuato fatuamente dalla capacità negli ultimi anni di auto organizzarsi celebrazioni per promettersi pubblicamente amore, e così via, la speranza non alberga più. La politica si è bloccata: l’insipienza delle sinistre e la crudeltà della parte maggioritaria delle destre, determina una paralisi legislativa di cui le ultime due bocciature della legge sull’omotransfobia sono l’esempio lampante. Non ci crede nessuno, che dopo il governo Monti (così fortemente sostenuto e rappresentativo della Cei), possa vincere uno schieramento che davvero affronterà la questione di una pur minimo riconoscimento giuridico delle coppie gay, altro che matrimonio… Che fare? Direi nulla che possa far illudere il nostro popolo già così intimamente deluso. Nulla che possa aggiungere ai tanti schiaffi subiti, anche la beffa di subire una lunga stagione di propaganda in vista delle elezioni politiche del 2013. Non c’è nulla da fare, se non ricostruire, ma davvero. Perché l’altra faccia della medaglia è che dopo il 2006 i gay italiani son tornati a casa e non ci credono più. Hanno affollato, oltre i soliti Pride, manifestazioni nazionali importantissime, che hanno reso possibile il miracolo di un sostegno largamente maggioritario dell’opinione pubblica sull’allora proposta condivisa dei PACS. Poi, il centro sinistra uccise quel movimento con la scandalosa proposta dei DICO, la pantomima dei CUS.  Per restituire, dopo cinque anni, un po’ di verità, non fu Prodi ad affossare quel pur misero tentativo, ma la pavidità dei cattolici della Margherita e il disinteresse colpevole di Rifondazione Comunista. Tutto questo è comunque alle nostre spalle, ma le macerie non sono state rimosse, la collettività lgbt italiana vaga ancora incredula raminga e solitaria, nell’indifferenza sociale, acuita dall’attuale fase drammatica economica. Bisogna, quindi, essere onesti, e ricostruire su basi assolutamente nuove un movimento d’opinione sui diritti civili, forse allora le attuali nuove generazioni gay potranno sperare. In fondo ora tocca a loro, da vere protagoniste, non farsi affascinare dalla demagogia dei grandi orizzonti ideali, e rimettere in circolo proposte e azioni concrete, comprensibili e attuabili, affinché anche loro non subiscano ciò che nell’oggi stiamo tutte e tutti provando sulla nostra pelle: disarmata rabbia.

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In Danimarca matrimoni gay in chiesa, in Italia immersi nella clandestinità

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E’ di oggi la notizia che in Danimarca, primo paese al mondo che nel 1989 autorizzò le unioni civili fra gay, si appresta a riconoscere il matrimonio fra persone omosessuali anche nella Chiesa luterana di Stato. Infatti, il governo ha deciso che i gay e le lesbiche debbano poter celebrare il matrimonio come tutti gli altri e che possano essere definiti sposi. continua a leggere

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