Di Luca De Carolis

Invoca la chiusura di quei siti che vomitano odio, con un pro-memoria della vergogna. Utile per ricordare che il web ribolle di violenza non solo contro neri e rom, al punto da erigere a eroe Casseri, l’assassino di due senegalesi a Firenze e da compilare liste di proscrizione di anti-razzisti. Ma che bersaglio costante di siti nominalmente cattolici sono anche e sempre loro, gli omosessuali. Con la nota diffusa ieri, Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, va dritto al punto: “Come si è chiesta in questi giorni la chiusura di siti che incitano all’odio nei confronti dei migranti, degli ebrei o dei disabili, così bisogna farlo per quei siti cattolici che spargono quotidianamente odio nei confronti degli omosessuali”.continua a leggere Tra  i tanti, Mancuso ne cita uno: “Il più assatanato è sicuramente il sito www.pontifex.roma.it, che non perde occasione di sostenere, utilizzando il Vangelo come strumento scientifico, che gli omosessuali sono contro natura, infami, animaleschi. Chissà –  conclude Mancuso – che ne pensa il cardinale Angelo Bagnasco (presidente della Cei, ndr)? Chissà cosa ha da dire il cattolico ministro Andrea Riccardi (ministro per l’Integrazione, ndr) che dovrebbe contrastare tutte le discriminazioni”. Quel vento fatto di rancore e veleni che soffia forte sul web. Pontifex, di certo, non usa perifrasi. “Blog di libera informazione cattolica”, secondo la definizione nella home page, ai gay dedica numerosi post. “Uomini con passioni infami, così li chiama San Paolo: si riferiva agli omosessuali” recita un titolo. Nel pezzo, a firma del direttore Bruno Volpe e di tale T. Di Girolamo, amenità di questo genere: “L’omosessualità tradotta in atti è oscena agli occhi di Dio. Qualche omosessuale, magari in preda alle eccitazioni morbose di rapporti contro natura e dunque immondi e aberranti si arrabbierà molto, ma non ci possiamo fare nulla”. In questo altro post, si riporta il pensiero di Domenico Scilipoti: “Due gay non sono una famiglia, ma uno scandalo.  La loro è una condotta animalesca” Sempre Volpe, pochi giorni fa, aveva descritto come una punizione divina il crollo del palco di Jovanotti a Trieste, in cui era morto un ragazzo. Punizione per cosa? Ma per lo “scandaloso” Fiorello. Reo, secondo Volpe  “di essersi esibito con il suo salvavita Beghelli, alludendo e facendosi apostolo del profilattico , dunque incoraggiando il peccato mortale. Fiorello ebbe come partner proprio Jovanotti” . Di qui, a detta del direttore di Pontifex, il castigo: “Dio non chiede sofferenze agli umani ma si ribella e acconsente che Satana ci metta alla prova”. Puntuale la replica-consiglio di Fiorello: “Fatti curare e vai a quel paese”. Tu chiamale, se vuoi, esortazioni.

Il Fatto Quotidiano 28 dicembre 2011

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