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Riconoscere lo Stato di Palestina: un errore aumenterebbe la tensione in Medio Oriente

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israel-palestineIl Garantista sabato 21 febbraio 2015

di Aurelio Mancuso
A cosa concretamente serve la mozione che molti gruppi e pezzi di partiti vogliono votare a tutti i costi per chiedere al governo italiano di avviare la procedura di riconoscimento dello Stato Palestinese? A immettere ulteriore tensione in un medio oriente di cui, colpevolmente, da anni ci siamo disinteressati. Come italiani ci dovremmo domandare perché, oltre a registrare il precipitare nell’estremismo il confronto tra israeliani e palestinesi, la nostra richiesta, collegata all’insipienza della diplomazia europea, sarebbe oggi utile. A breve Israele andrà al voto, a causa di una instabilità politica che dura da molto tempo e, che indica come la classe dirigente di quel paese, sia inadeguata ad affrontare il mutare impetuoso dello scenario internazionale in cui la strumentalizzazione dell’elemento identitario islamico è sfuggito di mano a tutti i paesi arabi, da quelli considerati dall’occidente “moderati”, che però finanziano movimenti di destabilizzazione politica e militare funzionali a mantenere posizioni di potere, a quelli dichiaratamente integralisti, ora preoccupati di aver sollecitato un’escalation di frammentazione ingestibile. Il tutto aggravato dal fallimento dell’illusoria “primavera araba” e dall’aver pensato che cacciati alcuni dittatori sanguinari si sarebbe potuto, da parte delle potenze occidentali, gestire meglio lo scacchiere mediorientale, salvo poi non mettere in campo un minimo di decente strategia. (altro…)

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I civatiani duri e puri votano Toia l’antigay voluta da Renzi. Perché? In cambio incarichi

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ilgarantista testatadi Aurelio Mancuso quotidiano il Garantista

L’altra sera il gruppo del Pd al Parlamento europeo si è riunito per eleggere il proprio capo delegazione, due i candidati che si sono confrontati: Patrizia Toia areadem, renziana, cattolica clericale, Antonio Panzeri minoranza cuperliana, laico. La prima ha ricevuto 19 voti il secondo 11 e, elemento che ha fatto scattare la polemica sui social network, i quattro parlamentari di area civatiana Daniele Viotti, Elly Schlein, Renata Briano e Elena Gentile hanno appoggiato Toia.  L’area civatiana che sparge a destra e manca lezioni di purezza ideologica, di coerenza sui diritti civili, soprattutto di esser l’unica componente che nelle Primarie per l’elezione del segretario, ha detto a chiare lettere che era per il matrimonio gay, ha sostenuto una delle esponenti dell’area cattolica interna al Pd, più retriva e avversaria a qualsiasi riconoscimento di parità per le persone e le coppie lgbt. Famosa una lettera scritta con Silvia Costa (altra esponente dell’area cattolica) dove si chiedeva “ (…) resta un quesito di fondo che meriterebbe un franco e aperto confronto tra noi, anche sollecitati dalla sentenza della Cassazione: il principio di non discriminazione per orientamento sessuale, assolutamente condivisibile sul piano umano, etico, politico e giuridico, può essere invocato per rendere indifferente lo status del matrimonio rispetto alla sua natura e cultura di compresenza di un uomo e di una donna, fondata sulla reciprocità della differenza sessuale e orientata (non certamente vincolata) alla procreazione, senza provocare una mutazione antropologica e un indebolimento della costruzione dell’identità sessuale di bambini e bambine?” La domanda è naturalmente retorica e percorrere le stesse teorie che Giovanardi, Roccella e tanti altri politici cattolici di destra accreditano ogni giorno per impedire che la legge contro l’omofobia, e soprattutto quella per il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali abbiano una possibilità nell’unico grande paese europeo ancora sguarnito. Scalpore ha provocato il voto alla fine della passata legislatura quando sei deputati del PD, tra cui Costa e Toia, si astennero sul Report on Sexual and Reproductive Health Rights, firmato dall’europarlamentare socialista Edite Estrela, contribuendo a farlo bocciare.  Si trattava di un documento che aveva intenzione di impegnare gli stati a fare molto di più per la salvaguardia dei diritti riproduttivi e l’autodeterminazione delle donne, sulla contraccezione, l’educazione sessuale, l’aborto, le malattie sessualmente trasmissibili, fino alla lotta contro ogni forma di discriminazione e di omofobia. Insomma Patrizia Toia ha un pedigree di tutto rispetto nei confronti dei diritti civili e le libertà, che non ha mai nascosto, anzi fieramente sostenuto in tutte le sedi politiche e istituzionali. Il sostegno della truppa civatiana alla sua elezione a capo delegazione, prontamente derubricata a ruolo “funzionale”, quasi che si tratti di una figura apicale amministrativa, sta creando ai duri e puri della sinistra dai natali monzesi, molti mal di pancia e, non sono poche le persone che sul web chiedono conto dell’operato. E’ chiaro che essendosi trovati in una situazione di ago della bilancia (nel caso avessero sostenuto Panzeri il gruppo, si sarebbe diviso esattamente a metà) i civatiani abbiano concordato con la nuova capo delegazione una sorta di spartizione delle cariche, fatto assolutamente lecito e pacifico nei partiti, ma certamente stridente per chi predica  l’astinenza rispetto alla  immorali pratiche della casta. Insomma il nuovo tesoriere Daniele Viotti, unico omosessuale dichiarato del gruppo Pd a Strasburgo ha sostenuto l’omofoba e clericale Patrizia Toia. La ragion di partito può spiegare tutto, anche appunto metterla sul piano tecnico, la politica è altra cosa. Da segnalare che tra i sostenitori di Toia, spiccano Sergio Cofferati, Cécile Kyenge, Mercedes Bresso, Alessandra Moretti, tutti sottoscrittori degli impegni chiesti da Arcigay in campagna elettorale.

 

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Europee: Tsipras ottimo candidato, ma la vera sfida è quella di Schulz – settimanale gli Altri

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Alexis TSIRPAS, Martin SCHULZ - EP Presidentdi Aurelio Mancuso

Il 25 maggio si gioca una partita in Europa decisiva per il destino di un continente in bilico tra conservazione e aspirazione, tra rigorismo e generosità. Il vento che spira forte si conosce già: il populismo, soprattutto quello anti Euro, farà un grande balzo e scardinerà gli equilibri dentro il Parlamento europeo. I più bassi istinti xenofobi, omofobi, misogini, nazionalisti s’incontreranno in diverse liste e formazioni, per tentare soprattutto in alcuni Paesi una spallata culturale e sociale pericolosa e inedita. Tutta quest’ondata, che per alcuni versi spiega anche il fenomeno italiano (molto originale e con tratti trasversali) del Movimento 5 Stelle,  è ingenerata e ora alimentata dalla profonda crisi economica che si è abbattuta sull’Europa, Vi erano già state ampie premonitrici anticipazioni nel decennio passato, alimentate da una estrema debolezza politica delle istituzioni europee, di cui colpa sta sulle spalle della destra e le sue politiche di austerity e di macelleria sociale. La sinistra riformista continentale, divisa, oscillante tra la volontà di rifugiarsi dietro ricette simili a quelle della destra e pallide autonome proposte economiche, paga alcuni lustri d’incapacità di trasformarsi, dopo il 1989, in una sponda sociale solida. Permangono dentro il socialismo europeo contraddizioni che esaltano ancora differenze nazionali, dislivelli economici, complesse articolazioni sociali e valoriali. Tutte le grandi famiglie europee si stanno, quindi, preparando alle elezioni con la discesa in campo dei propri candidati alla presidenza della Commissione Europea (novità introdotta dal Trattato di Lisbona). Per ora si rubano la scena il tedesco Martin Schulz, attuale Presidente del Parlamento europeo per i Socialisti e Democratici, e il leader greco di Syriza Alexis Tsipras, sostenuto da Sinistra Europea. In Italia questo significa che il PD, dopo l’adesione ufficiale al PES, sosterrà Schulz, mentre SEL e quasi tutta la galassia comunista e antagonista extra parlamentare, affideranno a Tsipras i propri voti. La lista di Tsipras è coordinata da alcuni intellettuali che hanno stilato liste che vanno da Casarini a Spinelli. Le candidature del PD non sono ancora pronte, e non mancheranno contraddizioni, soliti bilancini tra correnti, candidate e candidati con visioni ideali anche contrapposte. Nel recente Congresso nazionale di SEL la scelta di sostenere il leader di Syriza, ha prodotto una spaccatura risolta in una votazione con 382 a favore, 68 contrari, 123 astenuti. Tutti uniti i militanti e i dirigenti di Sel promettono ora, di impegnarsi in una campagna elettorale non semplice, perché tra scontata diffusa astensione e capacità di coagulazione del consenso tra i tre partiti in questo periodo più importanti, PD, M5S e FI, le liste medie e piccole rischiano di patirne. I sondaggi sono confortanti, la proposta della Lista Tsipras è accreditata intorno al 7/8 per cento (quasi la somma dei voti di Rifondazione Comunista e di Sinistra Ecologista di cinque anni fa). Come sanno bene i dirigenti di SEL conviene esser prudenti perché già in altre elezioni i rilevamenti teorici non furono coerenti con i voti conquistati nelle urne. Il tema vero, è che SEL si trova in mezzo al guado, e per non scoprire il fianco a sinistra, non tanto per i competitor ormai quasi ininfluenti, ma per mantenere un minimo di argine rispetto a un sentimento diffuso di astensione proprio tra il magma popolare delle sinistre italiane, ha scelto il bene rifugio greco. Il leader ellenico appiana pubblicamente conflitti e malumori interni, offrendo una perfetta campagna elettorale identitaria, con la comodità di poter concentrare su alcune figure vendoliane le preferenze. Alla fine il 26 maggio sapremo se la strategia di stare con la Sinistra Europea, continuando a professarsi interessati al PES, pagherà in termini elettorali, sapendo già adesso che alcune candidature alla Casarini, non strapperanno di certo elettorato al PD, neanche quello più sofferente rispetto a dirigenti apprendisti stregoni. D’altronde Vendola sa che la sua contraddizione non è solitaria, il PD nonostante la tenuta nei seggi, rischia in ogni momento implosioni, scissioni, secessioni silenziose. Ancora una volta le sinistre che sono concretamente disponibili al governo si allontanano, si scrutano, sognano l’altrui disfacimento, che non avviene perché la polarizzazione mantiene ossificati grandi pianeti e piccoli satelliti. Queste elezioni europee, con tutto il loro cumulo di rancori e sfilacciamenti, sono una tappa intermedia verso le politiche su cui però nessuno avanza previsioni. Nella permanente confusione del quadro politico, tra annunci salvifici e previsioni catastrofiche, si sedimenta l’indifferenza nella società, che fa sempre vincere la destra.

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Adozioni gay: l’Europa batte due colpi – il Manifesto

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Aurelio Mancuso

In un sol giorno l’Europa ci fa sentire sempre più piccoli e inadeguati. Con una sentenza che muta ulteriormente la legge sulle unioni civili riservate ai gay in vigore dal 2001, la Corte Costituzionale tedesca ha deciso sul caso di una coppia nella quale uno dei due partner aveva adottato un bambino, e l’altro voleva poter a sua volta diventarne genitore adottivo. Grazie alla sentenza di ieri, sarà possibile l’adozione successiva, non prevista nell’attuale testo, mancanza ritenuta dai giudici costituzionali tedeschi come una lesione delle pari opportunità. La norma sarà operativa dal giugno 2014. Non meno dirompente la decisione, assunta sempre ieri, dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (la cui giurisdizione è riconosciuta da 46 paesi del Consiglio d’Europa) per la quale è discriminatorio vietare l’adozione di bambini alle coppie omosessuali se i piccoli sono figli di uno dei due partner della coppia.  Il caso riguarda due donne austriache, che convivono da anni e il figlio che una di loro ha avuto da un uomo con cui non era sposata. Dopo aver concluso un accordo di adozione con il padre nel 2005 al fine di creare un legame legale tra il minore e la compagna della madre, le due donne si sono però viste respingere l’intesa da un tribunale locale. (altro…)

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Italiani, armata Brancaleone contro i diritti – settimanale gli Altri – editoriale

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L’Italia è in trincea, ormai combatte senza sosta una battaglia politica e culturale immane per difendere con tutte le forze a disposizione, la sua arretratezza civile. Per la gioia del conservatorismo italico, sono ancora a disposizione molti soldi, mass media, truppe d’indottrinamento fornite anche dallo Stato alleato del Vaticano, senza il quale forse la battaglia sarebbe già stata persa da tempo. E invece eccoci qui, a scavare una sempre più profonda e spinata trincea a difesa di Ordine, Patria, Famiglia, fieri del nostro razzismo che ci fa odiare Nord e Sud, donne e uomini, etero e gay, italiani e extracomunitari, e così via. Ci piacciono i proclamati proibizionismi di tutte le risme, che colpiscano possibilmente i deboli e salvino sempre i forti. L’autarchia valoriale è la modalità con cui i partiti di destra respingono le leggi contro l’omofobia, per il riconoscimento giuridico delle coppie gay, per una reale regolamentazione sulla fecondazione assistita, per il testamento biologico. Più volte Buttiglione, Giovanardi, leghisti di ogni pianura, hanno affermato che il nostro Paese non deve seguire ciò che avviene fuori da esso, che noi siamo migliori. Non importa nulla che l’Italia abbia sottoscritto tutti i Trattati europei, tutte le convenzioni internazionali. (altro…)

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