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Anniversario Kennedy: l’eredità fasulla del Pd sui diritti – settimanale gli Altri

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gli altri

La sinistra italiana ha sempre un rapporto ambivalente con la storia del partito democratico americano, per decenni, vista la divisione fra i blocchi, i socialdemocratici e repubblicani guardavano con interesse ciò che si muoveva oltre Oceano, mentre PCI e PSI, solo da dopo la metà degli anni ’70 hanno cominciato a ragionare sulla sponda progressista americana, che dentro di se aveva, come oggi, anime molto differenti fra loro. Con l’elezione di JFK si aprì una finestra d’interesse, anche nel popolo della sinistra, perché quel presidente, utilizzava parole nuove, che come in una felice congiunzione, trovava sponda in Europa con molti leader socialisti e socialdemocratici e con papa Giovanni XXIII. Dalla crisi della Baia dei Porci al New Deal, dall’attenzione rispetto alle contraddizioni sociali all’impegno sui diritti civili, in particolare sul riscatto dei neri americani JFK, dava voce a un’altra America, che da imperialista tentava di mutare in guida non arrogante di un nuovo futuro del mondo. Con il suo assassinio, il successivo precipitare della questione vietnamita, l’affacciarsi dei movimenti di liberazione sessuale, la corsa agli armamenti e l’ampliarsi dei conflitti regionali, la sinistra italiana si rinchiuse nei suoi confini classici. Non mancarono occasioni d’incontro, di dialogo, ma la tardiva presa di posizione di Berlinguer sull’ombrello Nato e, quell’ancora più scioccante per i militanti, sull’esaurimento della spinta propulsiva del socialismo realizzato arrivò fuori tempo massimo. (altro…)

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Caro Barca, su gay e diritti civili il tuo manifesto è vecchio come il Pci.

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Fabrizio-BarcaDopo aver letto con pazienza, e qualche difficoltà le 55 cartelle del documento di Fabrizio Barca, i sentimenti che mi sovrastano sono: confusione, stupore, attesa. Non entro nel merito delle proposte economiche non avendo competenze adatte a commentare questa sorta di terza via proposta dal ministro, mi sembrano interessanti le suggestioni sui partiti, il loro necessario mutamento e soprattutto distacco dall’occupazione dello Stato. Non meno interessanti sono le analisi sul Pd, sul correntismo esasperato, e sull’effettiva carenza di democrazia. Anche le riflessioni sul come riorganizzare il campo della sinistra, la critica al mero utilizzo dei mezzi informatici (M5S) e di diversi e storici difetti del Pd induce a un approfondimento scevro da pregiudizi.

Cosa ingenera stupore? Si tratta di un lungo scritto d’impronta maschile, pensato con un sentimento neutrale, dove gli attori che agiscono nella società sono asessuati, dove le aspirazioni e le azioni sono spogliate da qualsiasi conflitto dei e tra i generi. Non una parola di senso sulla vera democrazia che si manifesta nell’uguaglianza di opportunità e di gestione dei poteri da parte dei generi. Le donne sono nominate in un solo passaggio, quando, nel ragionamento sulla riforma del Pd, si richiama la necessità di orari di apertura dei Circoli compatibili con quelli delle donne, degli anziani, e così via. Speriamo di aver tempo di aprire un reale confronto, ma il documento se intende essere una tesi politica, va completamente riscritto, perché una società di donne e di uomini pretende che le idee e le politiche siano davvero nominate. Consigliandomi di essere attendista, affronto la seconda questione.

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Papa Francesco: non chiamatelo progressista – settimanale gli Altri

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Papa-Francesco

E sui gay è nel solco della tradizione

di Aurelio Mancuso

Ci sono diversi fraintendimenti che vanno chiariti. In primo luogo l’elezione del papa Francesco non è per ora  un segnale di concreto mutamento della complessa realtà che va sotto il nome di chiesa cattolica. Ho già chiarito in altro articolo che un papa non può da solo smontare, se mai lo volesse, un’organizzazione che ha nell’esistenza dello Stato Vaticano  il peccato storico di una chiesa-potere che il Concilio Vaticano II ha tentato timidamente di mettere in discussione. Da un arcivescovo latino americano, gesuita, rigorista e dalle visioni morali e sociali tutte intrise di conservazione, cosa ci si può attendere? Un altalenante ambiguità tra la necessità di modernizzare (che per la sua mentalità si ispirerà a un tentativo di rielaborazione della chiesa patristica) e una proposizione pastorale di concetti conservatori in materia di libertà, secolarizzazione, diritti civili. Un fermo e duro sostenitore dei fondamenti su cui poggia una chiesa da riformare, ma di cui non mettere in discussione alcuni pilastri, su cui convergono tutte le anime politiche e teologiche del collegio cardinalizio. Per questo bisogna mettere sull’avviso tutti i superficiali commentatori che indicano Bergoglio come “progressista”. (altro…)

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Italiani, armata Brancaleone contro i diritti – settimanale gli Altri – editoriale

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L’Italia è in trincea, ormai combatte senza sosta una battaglia politica e culturale immane per difendere con tutte le forze a disposizione, la sua arretratezza civile. Per la gioia del conservatorismo italico, sono ancora a disposizione molti soldi, mass media, truppe d’indottrinamento fornite anche dallo Stato alleato del Vaticano, senza il quale forse la battaglia sarebbe già stata persa da tempo. E invece eccoci qui, a scavare una sempre più profonda e spinata trincea a difesa di Ordine, Patria, Famiglia, fieri del nostro razzismo che ci fa odiare Nord e Sud, donne e uomini, etero e gay, italiani e extracomunitari, e così via. Ci piacciono i proclamati proibizionismi di tutte le risme, che colpiscano possibilmente i deboli e salvino sempre i forti. L’autarchia valoriale è la modalità con cui i partiti di destra respingono le leggi contro l’omofobia, per il riconoscimento giuridico delle coppie gay, per una reale regolamentazione sulla fecondazione assistita, per il testamento biologico. Più volte Buttiglione, Giovanardi, leghisti di ogni pianura, hanno affermato che il nostro Paese non deve seguire ciò che avviene fuori da esso, che noi siamo migliori. Non importa nulla che l’Italia abbia sottoscritto tutti i Trattati europei, tutte le convenzioni internazionali. (altro…)

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Islam e democrazia: Quella sinistra cieca che giustifica qualsiasi cosa – Settimanale gli Altri

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di Aurelio Mancuso

La libertà di espressione, la satira, persino le opere di cattivo gusto possono esser messe da una parte per opportunismo politico o rispetto delle sensibilità religiose? No. Salvo che si pensi che le confessioni siano portatrici di valori più alti e intoccabili rispetto al perimetro disegnato dalle democrazie moderne, basate sul concetto di laicità e di pluralismo. Tutte le pruderie moderatiste che vanno per la maggiore dopo le proteste islamiche per l’irrispettoso filmetto su Maometto, fanno venire il voltastomaco, sono uno dei peggiori retaggi che ci si continua a portare dietro, persino nei luoghi più “laicisti” come la Francia. Si sono evocati a sproposito il senso di opportunità e di rispetto dei simboli religiosi, operando vere e proprie azioni di censura. Ci sono due questioni distinte e allo stesso tempo collegate che sono da prendere in considerazione. Da una parte bisogna intendersi come qui e ora libertà di pensiero e difesa delle prerogative statali siano al centro dei pensieri dei nostri governanti, dall’altra è innegabile che tutto il grande sommovimento negli Stati a maggioranza islamica ponga il tema di se e come muteranno le loro elaborazioni politiche rispetto alla democrazia. (altro…)

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