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Matrimoni gay: Ignazio Marino ride, ma non è mica scemo – il Manifesto

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il-manifesto-logodi Aurelio Mancuso

La destra romana è attonita, la sinistra plaudente con moderazione, il movimento lgbt scavalcato in radicalità. Il diavolaccio di Ignazio Marino ha ancora spiazzato tutti trascrivendo sedici matrimoni omosessuali celebrati all’estero. Hai voglia a dire, come fa Alfano, che è un gesto illegale, che il Prefetto di Roma, cancellerà gli atti, rimane un avvenimento politico mondiale, ripreso in ogni dove: nel centro nella cattolicità per la prima volta le famiglie gay sono arrivate fino all’anticamera dell’aula dove si celebrano i matrimoni eterosessuali. Marino, l’amico del cardinale Martini, il sindaco che ha buon dialogo con Bergoglio, ha messo in riga tutti, infischiandosene delle scomuniche del Vicariato (nel gioco delle parti erano inevitabili), delle sceneggiate di sparuti gruppi di irriducibili fascisti, di un centro destra istituzionale, che rabbiosamente ulula denunce e ricorsi. La sua maggioranza, che a giorni dovrà affrontare in Consiglio 5mila emendamenti presentati da Alemanno e soci, sulla delibera d’istituzione del Registro sulle Unioni Civili, mostra il volto della soddisfazione, per nascondere la preoccupazione. (altro…)

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Omofobia: i giovani gay isolati dalla politica – sul quotidiano Il Manifesto

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il-manifesto-logoAurelio Mancuso

Tre suicidi in un anno (che sono stati resi noti) di giovani omosessuali  a Roma sono davvero troppi. Queste morti parlano di una solitudine su cu si devono interrogare i responsabili della cosa pubblica, e anche il movimento lgbt. Ieri sera, il ricordo di Simone, il giovane che si gettato dall’undicesimo piano di un palazzo, alla Gay Street era un atto dovuto, necessario per esprimere quel cordoglio umano e civile che troppo spesso invece si rifugia nel silenzio. Nessun vittimismo aiuta, perché il compito di chi s’impegna per i  diritti civili è di esprimere fiducia nella possibilità che anche in Italia si giungerà finalmente a una legislazione adeguata più che su omofobia e transfobia, sul riconoscimento giuridico delle famiglie gay e lesbiche, delle tutele dei loro figli (sempre più numerosi), della possibilità per le persone transessuali di cambiare il proprio genere anagrafico anche senza doversi sottoporre a interventi chirurgici. Onorare Simone significa proseguire nelle richieste civili e allo stesso tempo interrogarsi perché nonostante un’ampia offerta aggregativa, tante associazioni culturali e sociali, telefoni amici, a Roma la solitudine prende la parola, congiunge il gesto estremo del suicidio con la denuncia, così come ha fatto Simone, lasciando un biglietto inequivocabile: “L’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza”. (altro…)

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Adozioni gay: l’Europa batte due colpi – il Manifesto

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Aurelio Mancuso

In un sol giorno l’Europa ci fa sentire sempre più piccoli e inadeguati. Con una sentenza che muta ulteriormente la legge sulle unioni civili riservate ai gay in vigore dal 2001, la Corte Costituzionale tedesca ha deciso sul caso di una coppia nella quale uno dei due partner aveva adottato un bambino, e l’altro voleva poter a sua volta diventarne genitore adottivo. Grazie alla sentenza di ieri, sarà possibile l’adozione successiva, non prevista nell’attuale testo, mancanza ritenuta dai giudici costituzionali tedeschi come una lesione delle pari opportunità. La norma sarà operativa dal giugno 2014. Non meno dirompente la decisione, assunta sempre ieri, dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (la cui giurisdizione è riconosciuta da 46 paesi del Consiglio d’Europa) per la quale è discriminatorio vietare l’adozione di bambini alle coppie omosessuali se i piccoli sono figli di uno dei due partner della coppia.  Il caso riguarda due donne austriache, che convivono da anni e il figlio che una di loro ha avuto da un uomo con cui non era sposata. Dopo aver concluso un accordo di adozione con il padre nel 2005 al fine di creare un legame legale tra il minore e la compagna della madre, le due donne si sono però viste respingere l’intesa da un tribunale locale. (altro…)

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Le parole di Bagnasco e la Cei smemorata dell’era Berlusconi – il manifesto

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Di Aurelio Mancuso

Fra alcuni cattolici che militano a sinistra circola una riflessione a proposito dell’ineludibilità della sfida che, fra le altre, ci lanciano le parole del cardinal Bagnasco se «l’individualismo sia la madre di tutte le crisi». Ne ha scritto Claudio Sardo sull’Unità di sabato scorso. Ne scrivo qui su il manifesto che mi offre lo spazio negatomi sul quotidiano fondato da Gramsci. Ciò che colpisce, nei ragionamenti che leggo, è l’assenza completa di una critica che il cattolicesimo democratico ha sempre mosso alla gerarchia: quella di non aver fatto i conti fino in fondo con la democrazia, con la laicità dello Stato, con la distinzione tra la giusta volontà di esprimersi dei vescovi e le responsabilità dei politici cattolici. Come si possono prendere per buone le riflessioni di Bagnasco che invita i cattolici in politica a non operare preferenze tra i temi sociali e quelli etici, ma di interpretare la loro missione nell’agora come un unicum di coerenze e valori non negoziabili? Dov’era la testimonianza intransigente della Cei e del Vaticano in questi vent’anni, quando aderiva a una parte politica cui perdonava nichilismo, individualismo, provvedimenti razzisti, devastazione dei servizi agli ultimi? Nel tempo del confronto elettorale possiamo accogliere le indicazioni che provengono dalla Cei come importanti. Ma la memoria non ci inganni: i vescovi italiani hanno supportato il berlusconismo per bieco interesse terreno, per difendere le proprietà, l’insegnamento privato, i privilegi, atteggiamenti che tra l’altro ampliano un penoso abbandono dei luoghi dell’ecclesia. Un cattolico che sta a sinistra può evitare di rammentare tutto questo? Non chiedo alcuna apertura di scontri; penso che sia sufficiente un mite rapportarsi alle indicazioni del Concilio Vaticano II e alle migliori esperienze che da quella straordinaria Grazia sono scaturite. L’integrità e la coerenza, valori sempre evocati dal Magistero, che significato assumono nel nostro Paese? Al Pd come a tutto il centro sinistra non può sfuggire l’influenza che i poteri ancora esercitati dalla gerarchia hanno sulla società, cui risponde con un punto di vista ben sintetizzato dal “mi ricordo di te”. Allo stesso tempo i partiti sono strumenti, che ricercano il consenso proponendo idee e provvedimenti che riscuotano adesione. A dar retta alle ricerche svolte negli ultimi anni, sia i credenti praticanti, sia quelli distratti, condividono largamente una proposta che tenga insieme diritti sociali e diritti civili, che riconosca dignità, differenze, autonomie anche nel campo etico. Questo non significa adagiarsi in una visione secolarizzata in cui Dio non è più necessario. È l’esatto contrario, come ci hanno insegnato Carlo Maria Martini, Hans Kung e molti altri biblisti e teologi: la ricerca di Dio sta dentro le sofferenze e le contraddizioni dell’uomo e della sua città. La sfida per i cattolici di sinistra sta nel non accontentarsi, riappropriandosi di riflessioni che nei decenni scorsi hanno portato a sostenere battaglie civili come il divorzio, il diritto di famiglia, la legge 194. Non serve ricordare al direttore dell’Unità, ché ben lo sa, che in quelle stagioni i cattolici seppero dimostrare fede e ruolo civico, partendo proprio dal contrasto alla deriva individualista e liberista. Oggi questi temi sono le unioni civili gay, il divorzio breve, il testamento biologico, la revisione della legge 40, la piena attuazione della 194, l’educazione sessuale, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, e molto altro. Una visione che non ceda all’individualismo, a un’interpretazione delle libertà disgiunta dalla responsabilità è quanto mai necessaria, e i cattolici a sinistra si sono misurati e spero proseguiranno a farlo, sapendo che la risposta non può essere frammentaria. Un sentimento di comprensione vera dei nuovi fenomeni sociali, valutati per quello che sono con un atteggiamento di fiducia, è possibile, partendo dalla considerazione che la vita, la morte, gli amori sono eventi cui con grande fatica le donne e gli uomini si misurano cercando conforto, comprensione e aiuto. I cattolici possono interpretare un ruolo decisivo se accanto all’attenta disamina delle proposte non dimenticheranno mai che voler bene alla propria Chiesa significa anche ricordare alla gerarchia i suoi limiti, le sue arretratezze, le troppe contraddizioni.

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