0

Matrimoni gay: Ignazio Marino ride, ma non è mica scemo – il Manifesto

-

il-manifesto-logodi Aurelio Mancuso

La destra romana è attonita, la sinistra plaudente con moderazione, il movimento lgbt scavalcato in radicalità. Il diavolaccio di Ignazio Marino ha ancora spiazzato tutti trascrivendo sedici matrimoni omosessuali celebrati all’estero. Hai voglia a dire, come fa Alfano, che è un gesto illegale, che il Prefetto di Roma, cancellerà gli atti, rimane un avvenimento politico mondiale, ripreso in ogni dove: nel centro nella cattolicità per la prima volta le famiglie gay sono arrivate fino all’anticamera dell’aula dove si celebrano i matrimoni eterosessuali. Marino, l’amico del cardinale Martini, il sindaco che ha buon dialogo con Bergoglio, ha messo in riga tutti, infischiandosene delle scomuniche del Vicariato (nel gioco delle parti erano inevitabili), delle sceneggiate di sparuti gruppi di irriducibili fascisti, di un centro destra istituzionale, che rabbiosamente ulula denunce e ricorsi. La sua maggioranza, che a giorni dovrà affrontare in Consiglio 5mila emendamenti presentati da Alemanno e soci, sulla delibera d’istituzione del Registro sulle Unioni Civili, mostra il volto della soddisfazione, per nascondere la preoccupazione. (altro…)

Share
0

Marino a un bivio: fallimento o rilancio – settimanale gli Altri

-

marinourlantedi Aurelio Mancuso

A differenza di molti che già stanno recitando il De Profundis dell’amministrazione Marino, ritengo che il sindaco, e persino un pezzo della sua squadra, possano ancora farcela a mantenere la promessa di aiutare Roma  a riemergere dal profondo scoramento. Messe in un angolo riunioni di sapor decisionale, il primo cittadino deve riuscire a guarire se stesso e comprendere che non tutta la politica dell’Urbe è figlia di tramini, correnti, trappoloni trasversali. Allo stesso modo la sua maggioranza, che pubblicamente sembra soffrire assai della conduzione fantasiosa e solitaria del chirurgo, non ha finora proposto un vero progetto amministrativo degno di nota. I principali partiti, che sostengono Ignazio Marino, nella Giunta hanno qualche ottimo rappresentante, in Consiglio pregevoli elementi che sprecano troppo tempo a rivaleggiare, nei Municipi hanno a disposizione una diffusa e fresca rete amministrativa, lasciata però troppo sola. Non mancano qua e là atteggiamenti di supponenza e arroganza che in alcuni Municipi si consumano per mantenere posizioni di rendita di personaggi anacronistici, ma nella gran parte dei casi invece le amministratrici e gli amministratori del centro sinistra sono potenzialmente un’enorme energia al servizio di un percorso complessivo che per ora manca. Colpevolmente le buone azioni territoriali non emergono soffocate dal polverone pubblico di recriminazioni, ingenuità gestionali, ambizioni frustrate. Per ora Roma continua a esser strozzata da un traffico insopportabile, a farsi ferire tutti i giorni dal passaggio nel centro storico di centinaia di autobus turistici ingombranti, inquinanti e maleducati. L’Urbe si paralizza a ogni acquazzone o appena spunta un’improvvisa manifestazione non autorizzata. I mali di Roma sono conosciuti e pubblicamente banditi ogni giorno da molti pigri media locali, sospirati nelle lunghe code che si formano negli sportelli dedicati ai servizi. Città disincantata e straordinaria, Roma continua a sopportare ciò che ciclicamente gli è imposto: un’anarchia sorniona, a tratti voluttuosa, che trasforma la sua irresistibile eterna decadenza in trappola mortale. Bisogna voler davvero bene a questa mescolante città, e Marino a suo modo glie ne vuole, confondendo però le pesantissime responsabilità della classe politica (che senza vergogna troneggia consigli e distribuisce populiste soluzioni) con la necessità di un dirigismo calvinista in completa dissintonia con l’anima dei Quiriti. L’eredità che ha raccolto è pesantissima: decine di miliardi di debito congelati in un fondo di rientro, centinaia di milioni di euro di passivo che ogni anno si accumula, decine di migliaia di persone che direttamente o indirettamente lavorano e quindi campano grazie al Comune. Strade disastrate, acquedotti colabrodo, periferie abbandonate, trasporto pubblico disorganizzato: la Roma quotidiana è questo, i suoi abitanti però la amano e rammentano che non è un destino ineludibile. Arduo dare indicazioni a un Sindaco che deve affrontare questo marasma, ma se il PD la smettesse di litigare x le stupide pecette interne di organismi dirigenti pletorici e cartonati, se SEL superasse la sindrome di minorità difendendo strenuamente i suoi piccoli feudi elettorali, forse si potrebbero fare passi in avanti. Ignazio Marino, invece di esasperarsi per i continui conflitti, che produce un’oggettiva incapacità di dialogare positivamente con la città, si concentri su come dare un senso politico e sociale al suo mandato. Le romane e i romani, possono apprezzare scelte come la chiusura (un po’ pasticciata) dei Fori Imperiali, ma dove sono la volontà di fare dell’Urbe una città a misura di bambini, oppure del recupero di volumi dismessi per avviare attività commerciali e riattivare politiche abitative popolari? E’ probabile siano state avviate grandi cose, ma nessuno lo sa, perché la Giunta sembra ammutolita. In occasione della predisposizione del Bilancio 2014, Marino, può scrollarsi di dosso questi primi faticosi mesi, puntare su una narrazione chiara sulle scelte di fondo, concordando una comunicazione e una strategia comune, innanzitutto con il Pd metropolitano che gli ha promesso un aiuto. Roma è scafata e scettica, ma sa voler bene a chi la rispetta e usa il linguaggio della verità, e delle concrete volontà di cambiamento. Infine, in questa città si gioca una partita politica importante, la tenuta e l’ampliamento di un governo del centro sinistra che mantiene saldo il rapporto con Sel, per influenzare nel futuro anche strategie nazionali. Il fallimento dell’esperimento Marino, sarebbe un colpo quasi mortale per chi continua a credere che quella strada deve essere perseguita.

Share
0

Caro Sindaco Marino perché ieri sera non c’eri?

-

ignazio-marino-2Caro Sindaco Ignazio Marino,
ieri sera alla manifestazione alla Gay Street hanno partecipato diversi consiglieri comunali, presidenti di Municipio, rappresentanze della Regione, deputati e senatori, molti politici di sinistra e di destra, ma tu non c’eri. Così come non venisti al Pride, a una settimana dalla tua elezione in Campidoglio, perché dovevi riposare, ieri sera si dice tu fossi impegnatonella redazione del bilancio. Eppure in bici, in cinque minuti dal Campidoglio in via San Giovanni in Laterano, ce la potevi fare, a esser presente, magari solo per un momento. La comunità lgbt ti ha fortemente sostenuto in campagna elettorale, certa che la tua elezione segnasse una discontinuità rispetto all’amministrazione Alemanno. Ti ho sostenuto fin dalle Primarie, ho contribuito a scrivere il tuo programma sulla parte riguardante i diritti civili di tutte e tutti, mi son sentito tradito, perché tu come Sindaco ieri sera ci dovevi essere. Non sottovaluto, i gesti approvati all’unanimità dall’Assemblea Capitolina, di voler esporre la bandiera rainbow dal 5 al 15 gennaio, o il tuo impegno per licenziare al più presto il Registro delle Unioni Civili, ma la tua assenza non è giustificabile, perché al netto delle decisioni simboliche, la morte di tre ragazzi gay in un anno, evidenziano un dramma sociale enorme, che attiene all’abbandono in questa città. Tu come Sindaco di tutti, avresti dovuto esser con noi, assumerti degli impegni, non per i gay e le lesbiche, ma per rispondere con strumenti concreti alla solitudine e all’emarginazione di tutti gli adolescenti e giovani romani.

Share