Di Aurelio Mancuso

Fra alcuni cattolici che militano a sinistra circola una riflessione a proposito dell’ineludibilità della sfida che, fra le altre, ci lanciano le parole del cardinal Bagnasco se «l’individualismo sia la madre di tutte le crisi». Ne ha scritto Claudio Sardo sull’Unità di sabato scorso. Ne scrivo qui su il manifesto che mi offre lo spazio negatomi sul quotidiano fondato da Gramsci. Ciò che colpisce, nei ragionamenti che leggo, è l’assenza completa di una critica che il cattolicesimo democratico ha sempre mosso alla gerarchia: quella di non aver fatto i conti fino in fondo con la democrazia, con la laicità dello Stato, con la distinzione tra la giusta volontà di esprimersi dei vescovi e le responsabilità dei politici cattolici. Come si possono prendere per buone le riflessioni di Bagnasco che invita i cattolici in politica a non operare preferenze tra i temi sociali e quelli etici, ma di interpretare la loro missione nell’agora come un unicum di coerenze e valori non negoziabili? Dov’era la testimonianza intransigente della Cei e del Vaticano in questi vent’anni, quando aderiva a una parte politica cui perdonava nichilismo, individualismo, provvedimenti razzisti, devastazione dei servizi agli ultimi? Nel tempo del confronto elettorale possiamo accogliere le indicazioni che provengono dalla Cei come importanti. Ma la memoria non ci inganni: i vescovi italiani hanno supportato il berlusconismo per bieco interesse terreno, per difendere le proprietà, l’insegnamento privato, i privilegi, atteggiamenti che tra l’altro ampliano un penoso abbandono dei luoghi dell’ecclesia. Un cattolico che sta a sinistra può evitare di rammentare tutto questo? Non chiedo alcuna apertura di scontri; penso che sia sufficiente un mite rapportarsi alle indicazioni del Concilio Vaticano II e alle migliori esperienze che da quella straordinaria Grazia sono scaturite. L’integrità e la coerenza, valori sempre evocati dal Magistero, che significato assumono nel nostro Paese? Al Pd come a tutto il centro sinistra non può sfuggire l’influenza che i poteri ancora esercitati dalla gerarchia hanno sulla società, cui risponde con un punto di vista ben sintetizzato dal “mi ricordo di te”. Allo stesso tempo i partiti sono strumenti, che ricercano il consenso proponendo idee e provvedimenti che riscuotano adesione. A dar retta alle ricerche svolte negli ultimi anni, sia i credenti praticanti, sia quelli distratti, condividono largamente una proposta che tenga insieme diritti sociali e diritti civili, che riconosca dignità, differenze, autonomie anche nel campo etico. Questo non significa adagiarsi in una visione secolarizzata in cui Dio non è più necessario. È l’esatto contrario, come ci hanno insegnato Carlo Maria Martini, Hans Kung e molti altri biblisti e teologi: la ricerca di Dio sta dentro le sofferenze e le contraddizioni dell’uomo e della sua città. La sfida per i cattolici di sinistra sta nel non accontentarsi, riappropriandosi di riflessioni che nei decenni scorsi hanno portato a sostenere battaglie civili come il divorzio, il diritto di famiglia, la legge 194. Non serve ricordare al direttore dell’Unità, ché ben lo sa, che in quelle stagioni i cattolici seppero dimostrare fede e ruolo civico, partendo proprio dal contrasto alla deriva individualista e liberista. Oggi questi temi sono le unioni civili gay, il divorzio breve, il testamento biologico, la revisione della legge 40, la piena attuazione della 194, l’educazione sessuale, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, e molto altro. Una visione che non ceda all’individualismo, a un’interpretazione delle libertà disgiunta dalla responsabilità è quanto mai necessaria, e i cattolici a sinistra si sono misurati e spero proseguiranno a farlo, sapendo che la risposta non può essere frammentaria. Un sentimento di comprensione vera dei nuovi fenomeni sociali, valutati per quello che sono con un atteggiamento di fiducia, è possibile, partendo dalla considerazione che la vita, la morte, gli amori sono eventi cui con grande fatica le donne e gli uomini si misurano cercando conforto, comprensione e aiuto. I cattolici possono interpretare un ruolo decisivo se accanto all’attenta disamina delle proposte non dimenticheranno mai che voler bene alla propria Chiesa significa anche ricordare alla gerarchia i suoi limiti, le sue arretratezze, le troppe contraddizioni.

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