Settimanale Gli ALTRI  18 Febbraio 2011

“Questa non è una piazza dei moralisti, come ha detto qualcuno, lo dicono per sminuire la vostra presenza qui. Si ha paura di voi.” Così parlò Giulia Bongiorno parlando a Piazza del Popolo domenica scorsa. Ha ragione, le centinaia di piazze invase da donne e uomini il 13 febbraio non erano moraliste, allo stesso tempo non hanno sciolto l’ambiguità tra le parole scritte nel documento di convocazione e la partecipazione variegata di questa immensa iniziativa. Le donne c’erano e tantissime, il successo numerico, la prova di forza, sono lì quasi a zittire chi, come me, come tante e tanti, nei giorni precedenti alla manifestazione hanno pronunciato critiche dure, pur partecipando in varie forme altre rispetto alle parole d’ordine: con gli ombrellini rossi, con cartelli e striscioni contro il moralismo e contro la divisione tra sante e mignotte. Nelle piazze questi segni di distinzione si sono visti e ben percepiti. A Bologna, per esempio, le organizzatrici locali hanno deciso di dare un chiaro segno di distanza rispetto al pericolo moralismo.  Ma il tema, posto già prima, è il dopo. Dal “Se non ora quando?” al “Adesso che si fa?”. Possono stare insieme il vergognoso video pubblicato per giorni dal sito de l’Unità contro Nicole Minetti “Dove sei? Ontologia del telefonino- la Biblioteca di Nicole Minetti” e la denuncia del potere patriarcale, drammaticamente trasversale agli schieramenti, e reclamare diritti e libertà? Come coniugare la presa di parola delle suore, appartenenti a una struttura gerarchica omo diretta e violentemente repressiva delle libertà sessuali, con la difesa della legge sull’aborto, la cancellazione della legge vergogna sulla fecondazione assistita, le battaglie civili sui diritti delle coppie non sposate e gay? Insomma quale sarà ora il programma di azione? L’antiberlusconismo, un oggettivo imbarbarimento delle istituzioni e della dignità generale del paese ci ha consentito di partecipare insieme, ora quest’onda potente dopo esser emersa deve avere la capacità di pronunciare parole chiare, diversamente da quello che fanno i partiti. Questi mari di mani alzate che a Roma ascoltano solo voci di donne e cacciano dal retro palco i leader maschili dei partiti, a Milano applaudono con convinzione anche i maschi intellettuali eterosessuali, non sono un corpo unico ed è normale che sia così, almeno all’inizio.  E’ comprensibile e provoca vicinanza la soddisfazione espressa dalle organizzatrici nazionali e locali rispetto ai numeri, alle piazze traboccanti, alle feste riuscite, di una marea essenzialmente composta da una classe media di donne giovani o mature e anziane, dove le trentenni devastate più delle altre dalla frammentazione sociale ed economica, si sentono ancora molto sole, incomprese nelle loro vite difficili. La soddisfazione non zittisce, anzi esalta, le contraddizioni della vigilia e quelle percepite nei cortei e nelle piazze, dove le aree più critiche raramente hanno potuto prender la parola a vantaggio dell’ostentazione dei punti di vista più moderati, ammiccando alla grande alleanza possibile, alle culture cattoliche acritiche. Un’operazione politica perfetta, che ha saputo coniugare l’antiberlusconismo più becero, quello che fa gridare “in galera, in galera” all’insoddisfazione generale nei confronti della suonata opposizione di centro sinistra, interpretando al femminile una possibile via d’uscita: la grande alleanza purificatrice costruita dai conventi alle case delle donne. Intendiamoci, tutto è legittimo e a guardare con onestà e concretezza la riorganizzazione futura dei campi politici e sociali, questa prospettiva risulta agevole. Sarà interessante ora ascoltare quali saranno le prossime parole d’ordine aggregative, su quali idee (per ora abbiamo solamente ascoltato la denuncia non la proposta) si baseranno queste prove generali di unità nazionale delle donne perbene. A nessuno è per ora permesso di essere pregiudizialmente sconfortati, ma l’aria che anche ieri si è respirata, tolta la gioia di stare con tante sorelle e tanti fratelli, è che si stia scientificamente organizzando un nuovo movimento delle donne moderato, tutto concentrato sui temi dei servizi sociali, alle madri e alle spose, e su come  conquistare posizioni nei luoghi del potere maschile, quindi, assolutamente afono sulla repressione sessuale, sui ruoli del dominio, sulle libertà e l’autodeterminazione. Speriamo di sbagliarci.

 

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