Diciamo addio all’omofobia
Settimanale “gli Altri” venerdì 27 maggio 2011
Di Aurelio Mancuso
Come fate a pretendere che possa star tranquillo dopo aver ascoltato il dibattito parlamentare generale sulla legge contro l’omotransfobia? Come si può esser ragionevoli quando dalla Lega all’UDC arrivano insulti tremendi, che purtroppo fanno ribollire ben pochi animi a sinistra, oppure ascoltare le pietose parole di esponenti del PDL che non hanno argomenti, ma che si aggrappano alla complicazione delle norme giuridiche? Non c’è nulla da fare quasi tutta questa classe politica della destra di governo è strutturalmente omofoba e violentemente discriminatoria. Dall’altra parte Anna Paola Concia, come sempre determinata e forte della legislatura europea, delle culture politiche conservatrici e progressiste che condividono i valori fondativi dell’uguaglianza. Sostanzialmente tutto il centro sinistra in questa battaglia ha dimostrato di aver compreso, cominciando un percorso culturale e politico importante, che speriamo non sia disperso in futuro. Ma il dibattito dentro e fuori l’aula parlamentare è disperante, tracimante di odio nei nostri confronti, senza alcuna preoccupazione nello stile e nella sostanza. Questa maggioranza parlamentare fa muro e non penso abbia alcuna intenzione di approvare alcuna norma. Il tema fondamentale è e rimane la determinazione di non concedere alcun rilievo giuridico alle persone lgbt, la paura vera è di fare un passo che per la stessa conformazione politica del centro destra è contro la sua natura. Gli omosessuali dentro questo schieramento sono tantissimi, ma sono omosessuali asserviti a un modello preciso: nessun diritto discende dalla mia condizione, io sto bene (soprattutto se sono nascosto), degli altri non mi frega nulla. Questi omosessuali della destra di governo sono a tutti gli effetti complici, e anche protagonisti, dell’omofobia imperante presente nei loro partiti. Partiti machisti, celoduristi, che non sono libertini (magari!), hanno una visione aristocratica della sessualità, che può essere praticata in libertà solamente dai maschi di potere. La sinistra ha le sue colpe storiche, e se l’omofobia politica oggi è cosi diffusa dipende anche dall’inconsistenza valoriale dei partiti così praticata negli anni passati. Come detto, forse in questo campo qualcosa sta cambiando, così come è chiara l’evoluzione della destra fuoriuscita dal governo, ben descritto da Flavia Perina nel suo bellissimo intervento. Cosa dire di più di quel che ormai abbiamo già detto? Che ora, pur attendendo non fiduciosi l’esito della votazione in aula, rimane tutta intatta la questione che l’omotransfobia è un simbolo concreto della disperazione in cui continuiamo a operare. Per alcuni non saranno accostabili, invece è l’esatto contrario: se vincerà Pisapia a Milano, l’omotransfobia subirà un primo e vero colpo culturale. Perché il cuore politico è l’odio, nelle sue differenti espressioni e Pisapia ha fatto capire più di tanti altri esponenti delle sinistre che questo sentimento è di destra non di sinistra. E allo stesso modo non si combatte solo con le leggi, ma con la cultura, con una coerente azione politica. Nel caso dell’omotransfobia la legge ha proprio una funzione culturale, non securitaria, perché nella previsione della pena c’è la possibilità della scelta della misura alternativa come il servizio sociale nelle associazioni che lavorano contro le discriminazioni. L’odio, la pena, il riconoscimento della propria fobia, sono intimità strettamente legate come sintomi profondi dell’inquietudine e l’arretratezza sociale, cui non sfugge nessuno. La battaglia, quindi, lo ripetiamo per chi ancora non avesse compreso, non riguarda tanto gli omosessuali e gli/le transessuali e trans gender, ma gli e le eterosessuali, in altre parole la cosiddetta maggioranza. Quella che fa il ritmo, impone inconsapevolmente o no i suoi modelli, le regole, i comportamenti socialmente approvati o meno. Con durezza e coscienza non posso sfuggire nel muovere in questo senso un’accusa precisa alla società eterosessuale, sessista, maschilista: voi siete i nostri carnefici, che siate gli esecutori, i mandanti, i silenti. Se una cosa mi ha insegnato Milk è di controllare la rabbia, anche quella intellettuale. Per questo con l’unico strumento efficace che mi sembra di poter utilizzare, dichiaro la mia distanza dai se e dai ma che in questi anni hanno caratterizzato l’azione della politica su migranti, gay, trans, giovani, donne, disabili. Dobbiamo respirare una lontananza di indignazione, ripulita dalla retorica e dalla demagogia infettante dai troppi attestati di solidarietà. Se la legge sarà bocciata, si aprirà un tema nuovo dentro la vicenda che da qui a chissà quando (sicuro tra due anni, ma forse prima) ci porterà alle elezioni politiche. Attendo un manifesto politico sui diritti civili non scritto da SEL o dall’IDV, ma dall’intera alleanza che si proporrà a governare nel futuro l’Italia. Non un elenco delle solite sfighe, invece un manifesto dell’opportunità e delle felicità, delle occasioni che abbiamo come parte di riattivare fiducia e consenso per una nuova stagione di riforme civili e umane. Anna Paola Concia, insieme ai gruppi del PD e dell’IDV, la conquista al tema dei diritti del FLI, di alcuni esponenti del PDL, tra cui la Carfagna, ha svolto un ruolo importante di propedeutica politica, che non dovrà esser disperso, se vogliamo davvero operare per un futuro altro rispetto a quello che ognuno di noi teme di poter vivere. In ultimo voglio spendere un pensiero rivolto alla mia chiesa, quell’istituzione malata di schizofrenia che contiene al suo interno un popolo di Dio generoso e per la gran parte distante dall’estremismo omotransfobico, e dall’altra produce una classe politica ed ecclesiale cocciutamente feroce. Aver ascoltato, per l’ennesima una volta, in Aula i custodi dell’italico clericalismo utilizzare concetti inumani, bugiardi, rancorosi e grondanti del peggior peccato, l’odio nei confronti del prossimo, mi rafforza nell’idea che nelle stanze vaticane l’unica materia che si accumula è la polvere stratificata dai secoli dell’egoismo del potere papista, sempre più scricchiolante, che emana la pestilente puzza del sangue aggrumato dei milioni di donne e uomini uccisi, violentati, discriminati. Non provo per voi, per la politica che intreccia le sue fortune con i vostri vizi antichi, alcuna pena e odio. Io spero che ogni omosessuale, lesbica, transessuale, transgender residente in Italia non perda più il suo tempo a provare dolore e rabbia, oggi è il tempo di tenere alta la testa e di non chiedere, ma solamente di affermare la nostra esistenza.
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