di Aurelio Mancuso

settimanale gli Altri

Del matrimonio di Paola e Ricarda, si è già parlato moltissimo, si sono scomodati anche il cattolico integralista Carlo Giovanardi e il quotidiano Avvenire, per scagliarsi contro un atto, questo è il vero punto politico, avvenuto fuori dalla loro influenza, in quella terra di civiltà e rigore chiamata Germania, per la precisione a Francoforte, cuore pulsante della finanza e dell’economia più importante d’Europa. Che smacco per questi clericali reazionari, assistere impotenti alla trascrizione di un matrimonio tra due donne, l’una unica parlamentare italiana dichiaratamente lesbica, l’altra una solare, determinata criminologa, che ha avuto pure la sfrontatezza di assumere il cognome della prima: Concia. E ora come la mettiamo? Come si fa a impedire che cittadine e cittadini italiani, s’innamorino di spagnoli, francesi, portoghesi, olandesi, belgi, inglesi e così via, e decidano (in questi anni è già avvenuto migliaia di volte) di contrarre matrimoni, pacs, unioni civili? Con un rancore tardivo e ignorante in Vaticano hanno scoperto, grazie alla normale prassi civile tedesca, che i gay e le lesbiche italiane possono in ogni angolo d’Europa, stringere patti, contrarre matrimoni liberamente, fondando, almeno nel Paese del partner, quel progetto di vita ossessivamente negato in Italia. Le ridicole, infantili rimostranze del quotidiano dei vescovi italiani, rispetto a una supposta propaganda politica di Anna Paola Concia di un evento che sarebbe dovuto rimanere intimo, diciamo per tradurre, nascosto, evidenzia la disperazione di prospettiva in cui le gerarchie sanno di esser condannate. Il matrimonio, a cominciare da quello cattolico romano, è proprio un atto pubblico, in altre parole uno strumento utilizzato per rendere partecipe la comunità familiare e dei conoscenti, che due persone si sono assunte reciproci impegni. Tornando alla questione civile, assai più importante e su cui non a caso si concentra il Vaticano, è indubbio che in Europa si sia aperta da qualche tempo una questione cruciale: com’è possibile che cittadine e cittadini di paesi differenti si uniscano in matrimonio o contraggono patti e unioni civili, e questi impegni giuridici sono negati nei Paesi membri che non hanno ancora legiferato in materia? Più in generale, la libera circolazione delle e degli europei nel vecchio continente si può limitare al turismo, lavoro, studio, e non estendersi alle stabili relazioni d’amore? In questa bella storia di Paola e Ricarda, di cui ho potuto vivere insieme al mio compagno e a tanti altri invitati i momenti commoventi della celebrazione, la vera nemica oggi non è l’onorevole Paola Concia, ma Ricarda Concia. Come ha osato, quest’algida tedesca a innamorarsi di una donna italiana, di sposarsela in patria e di assumerne persino il cognome? Per le vesti fruscianti che svolazzano nei corridoi vaticani, tutto ciò appare come un incubo, perché sì questa volta il trono è nudo. Tutto quel berciare e maledire i gay e le lesbiche italiane per i loro vizi, per le loro promiscuità (di cui il clero si nutre abbondantemente), per le loro posizioni edoniste, individualiste, s’infrange contro il muro della realtà. Una realtà presente ormai da decenni, che racconta di migliaia di coppie omosessuali conviventi, in relazioni stabili, inserite nei propri contesti sociali, accolte dagli affetti familiari e amicali. I preti lo sanno bene cosa è accaduto, ma pensavano di poter continuare a recitare le loro falsità impunemente, grazie anche la complicità di molti mass media, che tra l’altro propongono una socialità gay, logorata dal macchiettismo tanto rassicurante per i perbenisti e le classi dirigenti. Ricarda dunque è il vero problema. Come agirà ora? Potrà accontentarsi di avere tutti i suoi sacrosanti diritti in Germania e non venirne a pretendere in Italia? Evidentemente il Vaticano e i suoi servi clericali alla Giovanardi, pensano di no. E fanno bene! Paola ama Ricarda a prescindere che sia una parlamentare notissima e battagliera, non mette davanti la politica alla sua vita intima, ma, signori miei è una donna, che non ha mai dimenticato uno dei grandi imperativi del miglior femminismo: il personale è anche politico. Una logica che non può che far tremare i vecchietti residenti nelle vicinanze di via della Conciliazione, perché ritornano alla memoria le grandi conquiste civili italiane: dal divorzio all’interruzione volontaria di gravidanza, dal diritto di famiglia alla legge contro la violenza sessuale. In ultimo, non è un caso che a parte Giovanardi, la politica abbia taciuto, di destra e di sinistra. L’assenza di parole adatte, di coraggio e di condivisione, sono il miglior segnale che molte ipocrisie in questi giorni sono state mortificate. Quindi, è possibile un nuovo inizio.

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