Di Aurelio Mancuso, www.glialtrionline.it

E’ stato pubblicato oggi (4 Novembre 2011 ndr) su il quotidiano l’Unità, un articolo a pagina 25 a firma di Francesca Rigotti, che ci racconta che guardando Ballarò di martedì scorso ha individuato la differenza tra le donne e le femmine. Le prime sono come Susanna Camusso segretaria generale della Cgil (che non crediamo sia contenta della descrizione della scrivente): normali, vestite comode, senza trucco, scarpe basse, fisico non palestrato, parlata pacata e intensa, le seconde invece sono rappresentate da Anna Maria Bernini ministro delle Politiche Europee, fisico palestrato, taccazzi vertiginosi, pettinatura elaborata e probabilmente studiata per far scomparire la fronte bassa, ma soprattutto eloquio aggressivo senza alcun nuovo contenuto.
Insomma le donne che si truccano, si vestono bene, sono delle povere femminucce, imprigionate nei modelli stereotipati per compiacere i maschi, mentre tutte le altre sono quelle affidabili e autonome. Ancora una volta, come da qualche tempo a questa parte, possiamo leggere in diversi fogli delle sinistre italiane dei sermoni su quali donne sono sante e quali sono le peccatrici. Su come deve essere usata l’estetica e soprattutto, il corpo, che naturalmente deve essere nascosto, castigato in sacchi di iuta, possibilmente espresso da visi emaciati e capelli disordinati o raccolti per bene, ci hanno scritto interi trattati soprattutto preti e censori di tutte le epoche, quindi, Francesca Rigotti è in ottima compagnia.
Ciò che lascia basiti, è come analisi di questo tipo possano passare sotto silenzio, senza che alcuna donna e alcun uomo pensante della cerchia delle e dei notisti apra bocca, dica perlomeno “no scusa, che stai dicendo?” Questo coacervo di pregiudizi e riferimenti d’antan che ha propinato quest’algida professoressa dell’Università Svizzera Italiana, passa ancora una volta liscio, perché come è accaduto ieri nella antica e nuova trasmissione di Santoro “Servizio Pubblico” la sinistra intellettuale è ancora lì a rievocare il bunga bunga, a insistere con le interviste a ragazze che, loro malgrado, hanno dovuto assistere ai giochi erotici del “vecchio sporcaccione”.
Viene il dubbio, dopo mesi di tutto ciò, che certa sinistra soffra quasi una sorta d’invidia mascherata e apparecchi a ogni piè sospinto una machista allegoria voyeuristica. D’altronde questi maschi intellettuali di sinistra che affollano i vari divani e sedie dei confronti politici televisivi, pubblicamente di sesso sanno parlare solo in chiave negativa, falsamente scandalizzata e compiacente, con linguaggi accorti e prudenti, ma con le modalità tipiche cameratesche. Le donne o sono tali o sono femmine! Ovvero il vecchio ritornello “sono tutte puttane a parte mia madre e le mie sorelle”.
E le donne che incitano a questo tipo di filo logico quanto sono autonome, rispetto al maschilismo di sinistra? Perché egregia Francesca Rigotti, se per lei l’immagine è sostanza, di che immagine stiamo parlando? Della sua? Di quella dei raduni sovietici o cattolici anni ’50 dove tutte le donne da buone militanti o suore erano vestite ordinate, uguali, mocassini, stringhe e poco altro? A lei Nilde Jotti sarà apparsa come una radicale antagonista, quando, rompendo finalmente gli schemi estetici del Pci osava mettersi il rossetto e un filo di perle!
Si lasci dire, da un uomo gay, che sa cosa è la scomposizione dei ruoli, la liberatrice rottura degli schemi estetici e comportamentali, che Il diritto all’autodeterminazione, la volontà di sfuggire alle classificazioni da rivista patinata, per cui hanno lottato schiere di donne, lesbiche, gay, queer, è insultato da una visione puritana, tutta tesa a distinguere tra buone e cattive, tra autonome ed eterodirette. Una sconsolante filippica di una certa sinistra bacchettona e saccente, che non a caso parla a pochissime giovani. Piena solidarietà a Susanna Camusso e Annamaria Bernini, che non hanno sicuramente bisogno di questo tipo di giudizi!

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