Dopo tanti anni di libertinaggio politico classista, ora si è inaugurata la stagione della sobrietà, concetto positivo, che però nell’intenzione dei propugnatori va inteso come una più approfondita campagna moralista sui costumi, letteralmente intesi, e sugli atteggiamenti e i linguaggi. Insomma questo Paese non ce la fa proprio a essere moderato, bisogna passare dai Bunga Bunga alla recita collettiva della Compieta. Naturalmente così come il libertinaggio sfrontato, machista e classista di Berlusconi procurava forti sentimenti di contrarietà, anche la crociata sulla sobrietà a breve sarà contrastata e ridicolizzata. Per portarmi avanti, da buon moderato, mi pronuncio contro l’idea che la dignità delle istituzioni, il ristabilirsi di un minimo di decoro e di rispetto nei confronti dei generi, delle persone che ogni giorno in silenzio mandano avanti l’Italia che produce, passi attraverso un’acquisizione generalizzata di uno stile calvinista. La Costituzione richiede ai nostri rappresentanti istituzionali  uno stile adeguato pubblico e implicitamente un comportamento personale consapevole degli alti ruoli di rappresentanza. Berlusconi ha deriso queste norme, e per rincorrere la sguaiatezza del premier la sinistra italiana, da sempre intrisa di moralismo peloso, ha linciato mediaticamente le ragazze che hanno partecipato alle feste, messo alla berlina ministre e esponenti politiche del Pdl colpevoli di non aver seguito carriere politiche eticamente compatibili, ha persino evocato modelli femminili cui rapportarsi: senza trucco, senza tacchi, con vestiti comodi. Questa vandea oscurantista, condotta grazie al contributo di schiere di donne intellettuali, impegnate nei diversi ambiti della sinistra culturale e sociale, è stata l’altra faccia della medaglia della sessuofobia che continua a opprimere le classi dirigenti italiane. Non c’è nulla da fare, come accadeva un tempo, quando si parlava di sesso pubblicamente e, istintivamente, si abbassava la voce, l’unica risposta del centro sinistra rispetto alla deviante sessualità maschilista è la sobrietà. Ovvero l’assunzione di “divise” scolorite e repressive di qualsiasi autodeterminazione. Monti e il suo governo, sono ora il modello cui ispirarsi: grigi e compassati manager, boiardi di stato, affaristi di ogni genere propugnatori del rigore di facciata così caro alle gerarchie cattoliche. Non lo avvertite finalmente di nuovo quell’odore di pavimenti lucidati da buona e antica cera? Rassicuranti devono essere anche le tre nuove potenti ministre, che il Corriere si affretta a descrivere come lontanissime dai modelli femministi, perché donne di potere, mamme e nonne italiane. Michele Serra nella sua arguta rubrica l’Amaca qualche giorno fa ci ha invitato a scorrere i nomi dei nuovi ministri e rammentare chi erano i loro predecessori. Così immediatamente questo nuovo dicastero ci sarebbe apparso strabiliante rispetto a tutto ciò che abbiamo dovuto sopportare. La tesi è forte e difficilmente attaccabile, ma il tema di fondo non è questo, perché non sono in dubbio la capacità e la professionalità dei nuovi ministri. Ciò che è preventivamente indigeribile è che si voglia imporre un ribaltamento intellettuale per nascondere un’operazione culturale pericolosissima, non tanto per chi come me sente puzza di fregatura da lontano, ma per la possibilità stessa di un vero superamento delle crisi. Tra i pilastri che sostengono le crisi, c’è l’incapacità del sistema Italia di fornire risposte adeguate sui temi dei diritti civili e delle libertà degli individui. Per com’è composto questo governo Monti è chiarissimo che i modelli che si vogliono proporre sono quelli vaticani stemperati dalla necessità di non compromettere, attraverso atteggiamenti troppo estremistici, il progetto di grande centro valoriale. Se persino Casini è disposto, nonostante l’ampia maggioranza a disposizione al Senato, a stoppare la tremenda legge contro il testamento biologico, significa che l’equilibrio è stato trovato: sui diritti civili e di autodeterminazione sia inaugurata una nuova pax, nessun eccesso clericale, nessuna riforma umana e di libertà. La sobrietà di Monti come il libertinismo di Berlusconi, sono la stessa identica cosa: i potenti preservino, nelle forme più congrue al periodo, privilegi e ipocrisie, perché nulla deve nella sostanza mutare. Potrei cambiare opinione se per esempio nei provvedimenti che si accinge ad assumere questo governo, tra quei privilegi che si annuncia di voler abbattere fossero previsti anche quelli di cui gode la gerarchia cattolica italiana. Si aprono le scommesse! A quel punto si comprenderà meglio che la sobrietà tanto declamata sulle piazze telematiche, altro non è che avvolgente conservazione, quella che dopo 20 anni di Berlusconi, torna a governare con il suo volto più umano, in fondo rassicurante per tante e tanti italiani, per troppi politici delle sinistre italiane. Si tratta di capire come smascherare questa Restaurazione, credo sarà insufficiente affidarsi alla provocazione e alla trasgressione come le conoscevamo un tempo, anche perché sfruttate e sovvertite dal berlusconismo. Anche il pensiero libertario e civile ha bisogno di riorganizzarsi e non sarà facile.

Aurelio Mancuso

settimanale gli Altri 25 novembre 2011

Share