Comprendiamo che il cardinale Angelo Bagnasco tenti di aggrapparsi ai dati parziali pubblicati su Avvenire, per affermare che la chiesa italiana paga già l’IMU, ma la verità è un’altra, così come recita il timidissimo ordine del giorno votato dal Parlamento, l’attuale legge ha “ escluso il pagamento dell’imposta comunale sugli immobili per gli immobili della Chiesa destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché di culto, anche se parzialmente utilizzati a fini commerciali”. In altre parole oltre che per le cosiddette attività caritatevoli e di solidarietà sociale, la chiesa italiana non paga l’IMU sui cinema, alberghi, ristoranti, romitori, strutture sportive, e molto altro, che abbiano come scopo anche il lucro. continua a leggere Quindi, eminenza, eviti inutili giochi di parole e faccia il bel gesto atteso anche da tanti cattolici, di chiedere Lei di rivedere la legge. E’ essenziale però che il governo modifichi radicalmente anche il meccanismo truffaldino dell’8 per mille, che consente a fronte di una scelta da parte dei contribuenti fortemente minoritaria a favore della chiesa di versare nelle casse della Cei la stragrande maggioranza dei soldi previsti, ovvero un miliardo di euro l’anno. Com’è logico, e come da tante parti si chiede fin dall’inizio dell’entrata in vigore dell’8 per mille, il meccanismo dovrebbe essere ripartito tra le varie confessioni a seconda della reale percentuale di spettanza, e la percentuale che non indica una preferenza tra Stato e organizzazioni religiose dovrebbe essere utilizzata dallo Stato per chiare attività umanitarie.

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