Sono molti gli appuntamenti in questo periodo di inizio anno che contrassegnano la lunga marcia che porterà il PD a dover scegliere quali alleanze stringere alle elezioni politiche. Si moltiplicano, quindi, convegni, assemblee, primarie in preparazione dei prossimi appuntamenti di primavera, tra cui una tornata di amministrative.  Cosa sta accadendo lo si può evincere in primo luogo da una sempre più eccitata corsa al riposizionamento. Nella sostanza, in mezzo c’è Bersani che tiene ferma la proposta delle alleanze che si può riassumere: costruire il centro sinistra e verificare se vi sono aree politiche e della società che condividono la proposta di governo.continua a leggere Alla destra Enrico Letta, pezzi consistenti degli ex popolari, una buona porzione di veltroniani, pensa che la foto di Vasto vada stracciata e che bisogna puntare su un’alleanza con il terzo polo, magari convincendo alla fine anche qualcuno a sinistra del PD a starci. Una delle novità nel panorama interno, a torto rappresentato dai grandi media come ossificato, è sicuramente lo spuntare di voci dentro il recinto della grande area bersaniana, che vogliono spostare sul terreno sociale e dei diritti l’asse un po’ tecnocratica degli ultimi tempi. Barbara Pollastrini, già ministro delle Pari Opportunità, sta girando in Italia per presentare il libro scaturito da una convegno milanese dell’anno passato sui diritti civili, e senza tanti giri di parole sollecita il PD a non perdere contatto con una vasta area sociale in grande difficoltà economica, e di prender coraggio sui diritti e le libertà. Anche Fassina, responsabile economico, non molla di un millimetro rispetto alle politiche di tutela del ceto medio e delle classi più povere, rivendicando di aver messo in campo una proposta del PD, condivisa da tutti. La verità è che dentro il popolo, gli iscritti, l’elettorato PD, le due ultime posizioni sono largamente condivise. Dentro l’area bersaniana, compresi molti dalemiani, e pure dentro quella mariniana, molti premono per un più chiaro posizionamento di sinistra, e non pochi sono infastiditi da un eccessivo spazio concesso alla Bindi e ai suoi sostenitori.  I tanti dei contorcimenti e proposte fantasiose sulle alleanze, devono tenere conto, quindi, che l’anima di sinistra dentro il PD è tutt’altro che in ripiegamento.  Un conto sono le schermaglie tra leader e capi corrente, tutt’altro sarà poi l’approdo finale. Si è aperta, quindi, la campagna elettorale interna, già circolano liste di possibili candidati al Parlamento, ma il tutto si dovrà srotolare all’interno delle federazioni, dei regionali, della direzione nazionale. Non a caso l’ingenuo e un po’ contorto ordine del giorno recentemente presentato da Giuseppe Civati sulle primarie per i candidati al Parlamento nell’ipotesi (tutt’altro che peregrina) non si cambi la legge elettorale, si è disintegrato davanti al fuoco di fila delle dichiarazioni pubbliche di Bersani che lo ha assunto, permettendo così alla Bindi di stritolarlo, alla Finocchiaro di impacchettarlo come atto che darebbe un messaggio sbagliato all’esterno rispetto alla priorità assoluta di cambiare la legge elettorale. I sommovimenti comunque non sono tanto questi, piuttosto il PD è alle prese da una parte con il sostegno al governo Monti, complicato e non modificabile allo stato attuale, e dall’altra con la necessità di prefigurare presto la proposta per l’alternativa, per non farsi usare da una compagine tecnico politica, che accarezza l’idea di fare a meno del partitone. Molta acqua deve passare sotto i ponti, la crisi incalza, le proteste si ampliano, l’Europa governata dalla destra  si dimostra inadeguata. E’ sicuro che nel prossimo periodo le aree che governano maggioranza e minoranza interne subiranno scomposizioni e ricomposizioni, chi guarda a sinistra spingerà non solamente ad una alleanza soprattutto con SEL (sull’IDV il giudizio negativo è quasi unanime) se non addirittura a una federazione e persino a un mutamento dello stesso PD. Chi guarda a destra freme per un grande centro che si candida a governare, con alle ali “estreme”,  la destra finiana e dall’altra la sinistra interna del PD. Questa sommaria rappresentazione deve tenere conto che nelle stesse grandi aree uscite da un Congresso ormai lontanissimo, imperversa una certa confusione, per fare un esempio dentro la Marino convivono quelli che sostengono Ichino e quelli che sostengono Fassina. E non è l’unico esempio di strisciante sfilacciamento. Insomma tutto è in mare aperto, e la sensazione che il pacifico bevitore di birra, non avanzerà per ora per strappi traumatici, ma che al di là della bonomia, dell’indubbia simpatia che suscita in tutti, abbia in serbo sorprese. Allo stato attuale è la miglior cosa che potrebbe accadere, viste le altre pasticciate proposte in campo.

di Aurelio Mancuso – settimanale gli Altri venerdì 27 gennaio 2012

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