Editoriale di Aurelio Mancuso

Gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria hanno annunciato provvedimenti disciplinari nei confronti degli operatori sanitari che si sarebbero lasciati andare a giudizi pesanti nei confronti del ragazzo gay aggredito qualche giorno fa. Bene, vedremo quali saranno questi provvedimenti, se il tutto non si risolverà con qualche labile richiamo e inutile lavata di capo. Il tema però è un altro e riguarda la formazione culturale e pure normativa di operatori che per funzione dovrebbero conoscere da una parte le determinazioni scientifiche in materia  di orientamento sessuale e dall’altra le leggi italiane. continua a leggere Ciò non riguarda solamente i dipendenti Asl, ma tutti gli operatori pubblici: dalle forze dell’ordine agli impiegati comunali e così via. Come sempre sono i responsabili delle istituzioni che devono lanciare segnali precisi e preoccuparsi del fatto che, al netto delle convinzioni personali di ogni singolo addetto, siano chiari i riferimenti di legge, i comportamenti deontologici da seguire. Diciamolo con franchezza la formazione in materia di orientamento sessuale e identità di genere nei confronti degli impiegati pubblici in Italia è pressoché inesistente, salvo alcune illuminate realtà territoriali, tra cui spicca sicuramente il Comune di Torino, che da oltre dieci anni ha istituito un Servizio lgbt, incardinato nel dipartimento delle Pari Opportunità, che tra i suoi scopi principali ha proprio quello di organizzare corsi di formazione per i dipendenti della struttura comunale, ma non solo. La strada, quindi, è proprio questa: all’interno di servizi e strutture già presenti che si occupano di formazione ai dipendenti, introdurre anche il tema della conoscenza e il rispetto dei differenti orientamenti sessuali e identità di genere. Non servono strutture speciali, interventi straordinari, si tratta di adempiere un dovere costituzionale ben riassunto nell’articolo 3 della Carta. Anche a Reggio Calabria, piuttosto che in tante altre città del nord e del centro Italia, con semplici e mirate decisioni amministrative, che per esempio prevedano integrazioni ai corsi già strutturati, si possono raggiungere immediati e poco costosi risultati formativi. Se le persone e anche i gay di Reggio, possono pensare che in Calabria è più difficile costruire una mentalità nuova che impedisca episodi di aggressione così come subito dal ragazzo e le aggiuntive offese al Pronto Soccorso, bisogna saper rispondere che non è vero. L’ignoranza, il pregiudizio, gli atteggiamenti offensivi nei confronti delle persone lgbt percorrono tutto lo stivale, quindi, l’omofobia è una patologia sociale diffusa, quello che cambia è che, dove si operano azioni positive nelle scuole, nelle strutture pubbliche, nel tessuto sociale e culturale, la diffusione di questa malattia arretra, e il benessere sociale aumenta. Bisogna inoltre tenere conto del fatto che la devastante attuale crisi economica acuisce sentimenti di paura, di rancore, di esasperazione che in molti casi, nelle fasce più sensibili e più esposte alla crisi, che si possono trasformare in manifestazioni  violente nei confronti dei gay piuttosto che dei migranti o di altre specificità ritenute diverse, da escludere. Insomma, l’Amministrazione comunale, che tra l’altro ha immediatamente risposto con fermezza all’episodio, fatto questo non scontato neppure in aree del Paese ritenute avanzate, i responsabili Asl e di altri enti pubblici, hanno la possibilità concreta di aiutare la società reggina a esser più aperta e accogliente, come sempre si tratta di dare seguito alle belle parole, di assumersi responsabilità e volontà politiche precise.

Share