Di Aurelio Mancuso per il Manifesto – 19 Giugno 2012

Gay e PD, c’è posto, In serie B

Cosa ha davvero partorito la Commissione Diritti del Pd presieduta da Rosy Bindi? Un documento assai più arretrato delle prese di posizione della organizzazione statunitense che rappresenta le novemila madri superiori degli ordini religiosi femminili, delle aperture del cardinale Martini, dei Gesuiti, e così via. Un documento che tutto è meno una risposta a quel “non abbiate paura” pronunciato dal Papa polacco per sollecitare i fedeli all’incontro con Cristo. Dal punto di vista cristiano il documento Bindi è chiaramente schierato con i “ricchi” e assolutamente lontano dai “poveri”. Ancora una volta si sostiene un ben preciso teorema, ammantato di miti parole, e si propone l’apartheid dei diritti: da una parte c’è la famiglia sposata, possibilmente benedetta, dall’altra la richiesta di diritti “purtroppamente” emersi negli ultimi decenni, che certamente devono essere tutelati visti gli articoli 2 e 3 della Costituzione, ma che mai potranno ledere l’articolo 29 della Carta, usato con una lettura strumentale come una clava per affermare, che i gay sono meno degli etero. Da cattolico che ritiene, come la stragrande maggioranza dei miei fratelli e sorelle nella fede, che per fortuna viviamo in uno Stato laico, pluralista, in una società complessa e democratica, questi politici cattolici del Pd mi spaventano. Sono sempre pronti a essere solidali e impegnati sui temi sociali, poi sull’organizzazione familiare perdono la testa fino a teorizzare, come insiste la Bindi su una intervista ad Avvenire che: “Avvertiamo il dovere di regolare unioni di fatto che sono sotto gli occhi di tutti, e di individuare, senza confusioni con la famiglia fondata sul matrimonio, i diritti e i doveri personali che ne derivano. Un partito che ha ambizioni di governo, che guarda il mondo e ne accompagna i cambiamenti, non deve lasciare nessuna situazione nella clandestinità.”. I gay non hanno diritto alla dignità di coppia, solo di ottenere qualche diritto qua e là. Come a dire ti puoi sedere sul tram delle formazioni sociali, i posti in prima fila sono riservati alle famiglie sposate, tu hai uno spazio riservato in fondo al tram, in piedi, in un’area ben recintata chiamata DICO. A qualcuno ricorda qualcosa questa caritatevole e morigerata scenetta?! Gustosa l’affermazione della Presidente, che dichiarandosi contro il matrimonio gay, aggiunge che sulle adozioni è “personalmente contraria anche sotto un profilo scientifico”. Di quale scienza parla? Ha scritto un trattato? Sicuramente ha sfogliato il Lexicon, non le corpose e positive ricerche delle Università occidentali. Vedremo ora cosa vorrà farne Bersani di questo documento, lui che oggi è segretario ma pure candidato alle Primarie, e sarà importante capire come i competitor sapranno avere posizioni tali da spazzare via l’ipotesi Dico come proposta di mediazione, puntando invece a rafforzare e precisare le unioni civili evocate dal capo del Pd, in sintonia con i vari istituti presenti in Europa. Bisogna essere ancora più chiari, il documento del Comitato Bindi non è una mediazione, non è uno alto sforzo di sintesi, è una proposta intrisa di clericalismo, di pessimismo se non di avversione nei confronti della società moderna. Si è affermato che il testo non è emendabile, che sarà posto al voto dell’Assemblea nazionale del PD del 6 e 7 luglio, e che i dissensi sono solamente di tipo personale, quindi, non rilevanti. Ma la Rosy nazionale non la racconta giusta, infatti, nel Pd finalmente è emersa un’area politica di dissenso che va oltre i mariniani e si estende a molti bersaniani ,ed è intenzionata a far sentire le proprie ragioni, le stesse sostenute da Obama e da Hollande e da molti leader conservatori. Fioroni può, per aggiungere azioni di distrazione, minacciare candidature alle primarie, ma sa che le sue posizioni nell’elettorato di centro sinistra sono minoritarie. Anche l’evocazione della fuoriuscita dal PD della componente veterocattolica è un’arma spuntata visto che il centro e la destra sono già affollati da tanti Giovanardi, Buttiglione, Binetti. Le posizioni della Bindi, che furbescamente tenta di porsi in mezzo tra i supposti laicisti e cattolici tridentini, non sono altro che quelle del Vaticano, ma non si illuda, che dopo gli schiaffoni da noi ricevuti nel 2006, si rimanga inermi a farci propinare un testo integralista ed estremista.

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