L’aff0llato ring del centrosinistra

di Aurelio Mancuso

E’ in vista un’alleanza politica estesa a tutti i partiti che attualmente appoggiano con convinzione il governo Monti? Questo progetto è accarezzato da alcune componenti del PD, che da sempre vogliono lo spostamento centrista del partito, liberato, secondo i loro desiderata, per sempre da una sinistra interna ed esterna ingombrante, troppo legata alle sinistre europee, ancora ancorata al lavoro inteso come la difesa dei dipendenti, da risultare antica, non adeguata a questi tempi dove le ideologie si scolorano e affidano alla concretezza dell’impresa e della finanza il loro orizzonte di cambiamento. Dai lettiani, volto tecnocratico dei popolari, fino ad alcune aree provenienti dai DS sostanzialmente alberganti nell’ex grande area veltroniana, si attendono i passi falsi di Pierluigi Bersani, che come un mantra continua a ripetere che il primo obiettivo è costruire un programma snello e chiaro, su cui chiamare tutte le forze che ci stanno a costruire la futura alleanza di governo.continua a leggere Dall’altra parte però cresce dentro la composita area bersaniana un fastidio sempre più evidente cui danno voce Fassina e Orfini, che si estende nel profondo dell’articolazione dei gruppi dirigenti intermedi fino a giungere nei circoli. La critica rispetto all’azione del governo è evidente, e soprattutto in prospettiva, si pone con determinazione la necessità che la sinistra deve essere chiamata a sedere intorno al tavolo delle trattative. Per usare un esempio un po’ blasfemo, come accade tra ortodossi e cattolici sul tema del Filioque, nel centro sinistra si sta ingaggiando una battaglia su chi procede e di quale sostanza siano i protagonisti. Vendola ha posto innanzitutto il tema che prima bisogna costruire il centro sinistra, che comprende anche l’IdV, e poi si può andare dai moderati a trattare. Di Pietro, che oggettivamente cerca il conflitto con il PD a ogni buona occasione, pone però il veto sull’UdC, che a sua volta non ci pensa proprio a fare un’alleanza con l’ex magistrato giustizialista e che ogni giorno attacca il governo e Napolitano. Nei desiderata profondi dei militanti del PD il primo sentimento visibile è che senza SEL non si può andare a un’alleanza con l’odiato UdC, che tra l’altro sembra volersi trascinare dietro persino Fini (assai più simpatico e vicino ad alcune posizioni del PD, ma pur sempre ex missino). I dirigenti delle varie componenti, correnti, sotto correnti, sono tutti eccitati dai posizionamenti e riposizionamenti necessari ad assicurarsi in vista delle Primarie e soprattutto delle vere elezioni politiche, posti chiave, seggi parlamentari, eventuali cadreghe ministeriali. Tutto questo lavorio porta a un impazzimento interno di difficile gestione, nonostante che il segretario, ora anche candidato a leader, tenda a comporre e chiarire quasi ogni ora il suo pensiero, che affonda in concetti di buon senso, però forse non sufficiente a dipanare un groviglio sempre più fitto. Di certo Bersani, conosce il rischio di una forte emorragia di voti del PD, nel caso di un mancato coinvolgimento di SEL, quindi, appare improbabile che si assuma la responsabilità di rompere con l’unico pezzo della sinistra disponibile a tornare a governare. Per ora pericolosamente, ma alla fine più come esercizio muscolare per ottenere qualcosa di più, UdC e IdV si elidono a vicenda suscitando inutili simpatie o antipatie da questa o quell’altra corrente PD. Il tema vero è che il prossimo governo non potrà essere una riedizione né dei pasticci dell’Unione né di quelli della destra becera PDL Lega. Lo sanno tutti, e molti considerano i conflitti attuali come fisiologici, per arrivare entro l’autunno inoltrato a un delinearsi di proposte che forzatamente dovranno essere convincenti, pena l’espansione spropositata del M5S e di altri populismi alle porte. Ce la faranno i nostri eroi a trovare la quadra? Chi fa pronostici rischia di esser sonoramente smentito, perché se è vero che partiti che oggi appoggiano Monti e gli altri che lo contrastano appaiono strani futuri alleati, sarà sempre più chiaro nei prossimi mesi, che l’azione del governo tecnico sarà consegnata all’eccezionalità in cui è nato. Per affrontare i veri nodi strutturali saranno necessarie risposte politiche supportate da un voto popolare, magari con l’innesto di alcuni pezzi di poteri esterni al Parlamento, che sono stati sponsor dell’ex Commissario europeo. Infine, l’elemento liste civiche (non direttamente sponsorizzate da La Repubblica, ma anche sì), è questione tutta in mano alla capacità di Bersani di ricomporre conflitti al suo centro e alla sua sinistra, con pazienza e sapienza. Ultimo, ma non indifferente elemento, risiede da chi e come si candiderà alle Primarie, da un Matteo Renzi, che ha finora evocato grandi principi, qualche proposta programmatica, ma non ha affrontato il cuore dei problemi che vanno dalle alleanze alle idee sulla crisi e il suo superamento. E intanto agli angoli del ring si scaldano anche altri e altre possibili candidati del PD e di altre aree del centro sinistra. Se tutto questo portasse a una grande, nuova, chiara discussione pubblica, trascinerebbe nei fatti quest’area a vincere le elezioni, anche senza l’UdC, (e non è detto che Casini alla fine se Berlusconi si fa visivamente da parte, non ritorni nel suo alveo naturale), ma mai senza SEL, che per sua storia è a pieno titolo in quest’ avventura.

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