A differenza di quanto dichiarato dal deputato bindiano Giovanni Bachelet ritengo che le numerose contestazioni, critiche, volontà di interloquire di cui è stata oggetto nelle feste democratiche la presidente dell’Assemblea nazionale del PD, Rosy Bindi, che mai sono sfociate in atteggiamenti aggressivi, siano la chiara volontà di rappresentare un profondo dissenso nei confronti di posizioni legittime, che però possono democraticamente esser avversate. L’onorevole Bindi ha brandito in tutta Italia la Costituzione asserendo che vieta il matrimonio gay, utilizzando una interpretazione distorta della sentenza della Corte Costituzionale. La verità che tale sentenza e quella successiva della Cassazione, non si sono espresse in alcun modo contro l’ampliamento del matrimonio alle coppie gay, rimandando al Parlamento la sovranità di decidere sulla materia. Le contestazioni o le richieste di confronto alla presidente Bindi sono state organizzate da diverse associazioni, gruppi, persone lgbt, che giustamente non sono interessate alle future possibili alleanze del PD, ma a un pronunciamento chiaro su temi che riguardano milioni di persone senza alcuna tutela. Il punto di sintesi sulle unioni civili di stampo tedesco, che è un istituto matrimoniale riservato alle coppie gay, con cui Bersani, e non la Bindi, ha saputo superare un conflitto interno nato dall’arrogante gestione della stessa dell’Assemblea Nazionale, è un buon punto di partenza su cui non si può arretrare, e anzi va precisato per esempio, inserendo la tutela giuridica dei bambini nati nelle famiglie omosessuali, permettendo l’adozione del genitore non biologico. E’ infine inconcepibile che in più occasioni Rosy Bindi abbia invitato le persone che la contestavano a sottostare alla sua interpretazione della sentenza della Corte, oppure ad andarsene in un altro Paese. Il matrimonio civile gay è una richiesta fondata, coerente con il pieno raggiungimento di una piena cittadinanza, probabilmente è un obiettivo oggi non alla portata, ma degno di rispetto e di un ascolto attento, con cui tutti i dirigenti del PD si dovrebbero confrontare abbandonando atteggiamenti arroganti e liquidatori.

 

Aurelio Mancuso

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