Nunzio Galataino“Non posso come omosessuale cattolico sottovalutare le parole pronunciate oggi da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, esser definito, come tutte le persone che da decenni si battono per il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali e di fatto eterosessuali, come uno che propone “terrorismo linguistico e opera forzature ideologiche”, mi colpisce direttamente al cuore e, mi fa pensare che le parole pronunciate da papa Francesco “chi sono io per giudicare un gay?”, non siano condivise dalla gerarchia cattolica italiana. Come persona che da anni vive in coppia chiedo allo Stato di poter esser accudito, in caso di malattia, dalla persona che mi ama, di poterlo assistere nelle difficoltà, condividendo gli aspetti economici, previdenziali e patrimoniali. Come tutto questo può minare la famiglia tradizionale? Quali tragedie connesse all’estensione del matrimonio o l’adozione del modello delle unioni civili in oltre cinquanta Stati nel mondo, hanno osservato i vescovi? Come cattolico, amo la mia famiglia di provenienza, composta da tanti fratelli e sorelle, colpita come tutte le altre dalle sofferenze, lenite dalla luce di Dio, che scalda le lunghe giornate delle difficoltà. Ho quindici nipoti, sette pronipoti, decine di cugini con figli a loro volta genitori, famiglie che quando con il mio compagno entro nelle loro case lo amano quasi più del loro consanguineo, e mi chiedo: come fanno i miei vescovi a non vedere questo amore?  A ritenerlo un pericolo “lobbysta”? Caro monsignor Galantino, la domenica delle Palme pregherò in special modo per lei, affinché la politica lasci il posto al discernimento e, alla gioia dall’accoglienza di Gesù nella Gerusalemme delle famiglie italiane”.

Aurelio Mancuso

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