Inizio oggi una serie di articoli in previsione del 2012, e il primo lo dedico a l’Aquila, città martorizzata dal terremoto, che sembra dimenticata da tutte e da tutti. Una città dove il diritto a una ricostruzione che non è solo abitativa, sembra ancora negato; un luogo fantasma hanno detto alcuni giornalisti, che hanno tentato di riportare l’attenzione su una terra, una popolazione, una storia millenaria, che è oggi sospesa tra volontà di ricominciare e la paralisi determinata dalla scarsità di fondi, dalla burocrazia, da una certa indifferenza della politica. continua a leggere Beh ecco, mi piacerebbe proprio marciare per le vie del centro storico de l’Aquila, per condividere insieme alla sua popolazione l’abbondono del diritto, l’invisibilità della nostra esistenza e allo stesso tempo vivere insieme giornate di festa e d’impegno con la volontà di aprire un tempo nuovo, così necessario per gli abitanti dell’Abruzzo terremotato, così inderogabile per il popolo lgbt. Nel tempo delle crisi, che sono economiche, sociali, di senso, di fiducia, attraversare l’Aquila con i nostri colori, costruendo insieme alle popolazioni di quelle contrade il Pride, sarebbe un evento fantastico, un vero sogno per chi come tante e tanti di noi riflette sulla necessità di porre il tema dei diritti umani e civili in chiave nuova, sempre più intersecandoli con altre aspirazioni, storie individuali e collettive. Un Pride preparato con la necessaria cura e collaborazione con gli enti locali e l’associazionismo, che si facesse contaminare dalle grandi capacità artistiche e culturali abruzzesi, dalla generosità d’impegno dei giovani e universitari de l’Aquila. Un bel sogno, che potrebbe dare un senso nuovo ai nostri Pride, un sogno, punto.

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