L’Agesci si riunisce in convegno per parlare di omosessualità e accade il finimondo (leggi qui). La storica associazione degli scout cattolici italiani invita relatori che hanno posizioni precise rispetto ai gay, soprattutto in caso siano educatori, che nel caso sarebbe meglio tacessero il loro orientamento sessuale (atteggiamento diffusissimo) o è meglio che se ne vadano, perché il loro comportamento potrebbe influire negativamente sui ragazzi. Per questi ultimi poi, è consigliabile nel caso si percepissero omosessuali, parlarne subito ai genitori e indicare il ricorso agli psicologi.

Insomma, il mondo cattolico proprio non ce la fa ad affrontare il tema omosessualità senza alzare immediatamente muri di paura, montagne di pregiudizi, immensi oceani di sciocchezze teologiche. Però bisogna anche dire che il goffo tentativo dell’Agesci, che dopo le polemiche di ieri, immediatamente ha tenuto a precisare che le posizioni espresse dai relatori erano di tipo personale e che l’associazione non intende fornire giudizi definitivi, ma continuare un percorso di riflessione,  è indice di una inedita pubblica attenzione.

Sottotraccia, per chi conosce almeno un po’  il linguaggio della galassia associativa cattolica, c’è una clamorosa ammissione: l’omosessualità è anche dentro di noi e dobbiamo occuparcene.  Certo che gli omosessuali ci sono, rimangono accuratamente nascosti in tutti i gradini della gerarchia dell’Agesci, e di tutte le altre associazioni cattoliche, fino ai vertici. A un’organizzazione come quella della chiesa cattolica dove comandano soli gli uomini, dove il sesso è pubblicamente tollerato solo se consumato nel matrimonio, dove il silenzio è la regola, il mormorio la pratica, è infantile chiedere svolte clamorose, inclusioni improbabili, ritrattazioni storiche.

Ci vorrà tempo, tanto tempo, affinché queste organizzazioni, che in tanti campi prestano un’opera generosa di formazione e di accudimento, riconoscano l’errore fondamentale che continuano a perpetrare nei secoli: agire sullo sviluppo dei bambini fino alla loro età adulta occultando la verità scientifica, la concretezza della loro intimità, che al meglio comunque presenterà il suo conto e si libererà, al peggio rimarrà repressa, procurerà danni irreparabili sulla personalità propria e sugli altri. In questo caso avere il coraggio del cardinale Martini, piuttosto che degli studiosi Gesuiti, aiuterebbe questi giovanotti a diventare davvero cattolici adulti.

viaLa clamorosa ammissione degli scout cattolici: l’omosessualità ci riguarda tutti | Gli Altri Online.

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