«Basta con il far west, serve una legge per le unioni civili»: Pier Luigi Bersani invia il suo messaggio al Gay Pride nazionale di Bologna, scegliendo di rompere gli indugi e di usare quelle parole chiare che finora non aveva mai pronunciato.

L’altro giorno la mossa a sorpresa sulle primarie, ora questa uscita sugli omosessuali: il segretario sembra aver innestato la quarta. Ed effettivamente è così. Con i compagni di partito il leader non ha nascosto la propria insofferenza nei confronti di come viene dipinto il Pd: «Fanno la nostra caricatura, descrivendoci come un partito fermo, immobile. Adesso basta, è il tempo di muoverci e di prendere delle iniziative». Detto, fatto. Bersani ha parlato con due importanti esponenti Pd del mondo gay, Aurelio Mancuso, presidente di Equality, e Andrea Benedino, e dopo essersi consultato con loro ha mandato quel messaggio: «Non è accettabile che in Italia non si sia ancora introdotta una legge che faccia uscire dal far west le convivenze stabili tra omosessuali, conferendo loro dignità sociale e presidio giuridico».
Per Bersani è anche «intollerabile che questo Parlamento non sia riuscito a varare una legge contro l’omofobia e la transfobia: sarà anche su questi temi — sottolinea il segretario del Pd — tra cui mi permetto di aggiungere il divorzio breve, l’introduzione del diritto di cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia e il testamento biologico, che nei mesi che verranno di qui alle prossime elezioni politiche, si giocherà la nostra capacità di parlare al Paese».
Come era ovvio, le parole di Bersani hanno suscitato un dibattito dentro e fuori il Pd. Scontati i «no» dei pdl Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello, che approfittano dell’occasione per seminare zizzania tra Casini e Bersani. E altrettanto ovvio anche il «no» dell’Udc Rocco Buttiglione. Ma è all’interno del partito che il segretario rischia di trovare le resistenze maggiori. Come dimostrano le critiche che gli rivolge Beppe Fioroni: «Io faccio mie le parole che Benedetto XVI ha pronunciato nel corso di un incontro con un milione di persone a Milano: la politica non prometta cose che non può mantenere. E oggi con le famiglie che non riescono ad andare avanti, con la povertà e la disoccupazione, il nostro programma deve essere quello di tentare di risolvere la crisi. Sbagliare i tempi in politica è come fare cose sbagliate». Per un Fioroni che prende le distanze dal segretario, c’è una Paola Concia entusiasta: «Ottimo Bersani, andiamo avanti così». Del resto, la deputata del Pd e Aurelio Mancuso sono tra coloro che più si stanno muovendo per ottenere che il Partito democratico imbocchi la strada dei diritti civili. Possibilmente, senza tornare indietro.
E Matteo Renzi? Qual è la posizione del più importante competitor di Bersani? Il sindaco di Firenze spiega di essere favorevole alle unioni civili per i gay: «Del resto, questa richiesta era già nei cento punti della Leopolda. Purtroppo per Bersani, la campagna elettorale non sarà su quello». Ma quella per le primarie sì. Almeno questo è quello che teme il cattolicissimo Fioroni e che al contrario sperano Mancuso e Concia.
Di Maria Teresa Meli  – Domenica 10 Giugno –  CORRIERE DELLA SERA

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