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«Legge sulle coppie gay» Diventa un caso l’apertura di Bersani

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«Basta con il far west, serve una legge per le unioni civili»: Pier Luigi Bersani invia il suo messaggio al Gay Pride nazionale di Bologna, scegliendo di rompere gli indugi e di usare quelle parole chiare che finora non aveva mai pronunciato.

L’altro giorno la mossa a sorpresa sulle primarie, ora questa uscita sugli omosessuali: il segretario sembra aver innestato la quarta. Ed effettivamente è così. Con i compagni di partito il leader non ha nascosto la propria insofferenza nei confronti di come viene dipinto il Pd: «Fanno la nostra caricatura, descrivendoci come un partito fermo, immobile. Adesso basta, è il tempo di muoverci e di prendere delle iniziative». Detto, fatto. Bersani ha parlato con due importanti esponenti Pd del mondo gay, Aurelio Mancuso, presidente di Equality, e Andrea Benedino, e dopo essersi consultato con loro ha mandato quel messaggio: «Non è accettabile che in Italia non si sia ancora introdotta una legge che faccia uscire dal far west le convivenze stabili tra omosessuali, conferendo loro dignità sociale e presidio giuridico». (altro…)

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Biotestamento: sarà la società civile a bloccare la legge

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Entro oggi la Camera dovrebbe approvare il testo proposto dalla maggioranza e sostenuto dall’Udc sul testamento biologico. Il testo che esce da Montecitorio, e che dovrà tornare al Senato, è ancora più liberticida e incostituzionale della proposta iniziale. Non vi è dubbio che si tratti di una legge inapplicabile, contestabile davanti a qualsiasi tribunale italiano, che procurerà inutili sofferenze alle persone coinvolte e ai familiari. Per tutte queste ragioni, fin d’ora è bene annunciare che sarà la società civile, l’associazionismo dei diritti civili, centinaia di avvocati e giuristi a bloccare gli effetti di norme, che per rispondere non a convinzioni etiche e religiose, ma per pagare un’ulteriore cambiale alle gerarchie cattoliche, aggrediscono i diritti fondamentali dei cittadini italiani.

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Biotestamento: appello contro il Ddl, “Perché l’ultima parola sia la mia”

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”Perche l’ultima parola sia la mia. No a una legge disumana”. E’ l’appello contro la legge sul fine-vita in discussione alla Camera, sottoscritto da numerosi studiosi, donne e uomini della scienza, della cultura e della politica, fra cui: Barbara Pollastrini, Salvatore Veca, Bianca Beccalli, Maurizio Ferrera, Remo Bodei, Eva Cantarella, Elena Cattaneo, Michele Salvati, Gian Enrico Rusconi, Umberto Veronesi, Moni Ovadia, Fabrizio Onida, Bice Biagi, Michele Serra, Salvatore Bragantini, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Ignazio Marino, Antonio Panzeri, Marilisa D’Amico, Luigi Manconi, Roberto Cornelli, Matteo Orfini, Francesca Zajczyk, Salvatore Settis, Paolo Fontanelli,Aurelio Mancuso, Giovanna Rosa, Sandra Zampa, Susanna Cenni, Margherita Lazzati, Paolo Corsini, Vittorio Angiolini, Giorgio Marinucci, Massimo Clara, Riccardo Levi, Arianna Cavicchioli, Mariangela Rustico, Carmela Rozza, Ivana Bartoletti, Giorgio Cazzola, Franco Mirabelli, Ivan Scalfarotto, Fausto Ghidini, Ferruccio Capelli, Paola Concia, Marilena Adamo, Angelo Zucchi, Ilaria Cova, Ardemia Oriani, Lucia Codurelli, Laura Froner, Grazia Pagano, Carlo Porcari, Manuela Ghizzoni, Olga Di Serio D’Antona, Cinzia Capano, Doris Lo Moro, Oriano Giovannelli, Pippo Civati, Luciano Pizzetti, Maino Marchi, Franca Chiaromonte, Edoardo Borruso, Laura Specchio, e altri. ”Una legge saggia e mite – afferma l’appello – deve tutelare due diritti: quello alla salute anche come bene comune e quello all’autodeterminazione di ogni individuo in relazione alle cure e terapie alle quali accedere”. Una tutela che si fonda su ”rispetto del consenso informato del paziente; riconoscimento della volontà, scritta e ripetuta nel tempo, di non essere sottoposto a forme di accanimento o a tecniche lesive della propria dignità nel caso di uno stato vegetativo permanente e della incapacità irreversibile di intendere e di volere; coerenza della norma con i principi sanciti nella Costituzione agli articoli 2, 3, 13 e 32 e con l’articolo 9 della Convenzione di Oviedo sui diritti del cittadino malato”. Il testo prosegue affermando che la nostra Costituzione difende sia chi vuole ”essere accompagnato con qualunque tecnica fino all’ultimo momento, sia chi maturi la convinzione di voler interrompere ogni terapia ritenuta inutile”, mentre il testo in discussione oggi alla camera ”nega in radice tali premesse. Sottrae alla persona la responsabilità di giudicare cosa sia compatibile con la propria dignità. Offende il codice deontologico medico. Impone sempre e comunque idratazione e nutrizione artificiali. Norme violente e sconosciute al resto d’Europa, indipendentemente dal colore politico dei governi”. (fonte Asca)

Per adesioni: infodemocraziaesigente@gmail.com

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Biotestamento – Mancuso (Equality Italia): “Se legge passa ci vorrà referendum abrogativo”

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“Dopo l’inversione dell’ordine del giorno di oggi – dichiara Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, rete sui diritti civli –  voluto da Pier Ferdinando Casini e sostenuto da tutta la maggioranza, è chiaro che si vuole approvare in tutta fretta, forse prima delle elezioni amministrative, una legge sul biotestamento sbagliata, che nega i diritti costituzionali delle persone, che piace alle gerarchie cattoliche e a Berlusconi  a cui serve una nuova polemica che distragga dai suoi tanti problemi politici e giudiziari.

Ancora una volta – prosegue Mancuso – questo Parlamento si appresta ad approvare una legge che renderà meno libero questo Paese, che costringerà le persone a lunghe, inutili  e ingiuste sofferenze. Se questo tremendo testo vedrà la luce, sarà necessario che tutte le forze libertarie, liberali, laiche e cattoliche democratiche, riflettano bene sull’opportunità di cancellarlo, attraverso la raccolta di firme per indire un referendum abrogativo. E’ sconfortante dover ipotizzare un’azione del genere, perché temi come la vita e la morte dovrebbero esser trattati con sufficiente riflessione e un adeguato confronto parlamentare, ma di fronte all’aggressiva volontà di attaccare ancora una volta i diritti civili riconosciuti dalla Costituzione, è dovere del popolo potersi esprimere in forma diretta” conclude Mancuso.

 

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