”Perche l’ultima parola sia la mia. No a una legge disumana”. E’ l’appello contro la legge sul fine-vita in discussione alla Camera, sottoscritto da numerosi studiosi, donne e uomini della scienza, della cultura e della politica, fra cui: Barbara Pollastrini, Salvatore Veca, Bianca Beccalli, Maurizio Ferrera, Remo Bodei, Eva Cantarella, Elena Cattaneo, Michele Salvati, Gian Enrico Rusconi, Umberto Veronesi, Moni Ovadia, Fabrizio Onida, Bice Biagi, Michele Serra, Salvatore Bragantini, Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Ignazio Marino, Antonio Panzeri, Marilisa D’Amico, Luigi Manconi, Roberto Cornelli, Matteo Orfini, Francesca Zajczyk, Salvatore Settis, Paolo Fontanelli,Aurelio Mancuso, Giovanna Rosa, Sandra Zampa, Susanna Cenni, Margherita Lazzati, Paolo Corsini, Vittorio Angiolini, Giorgio Marinucci, Massimo Clara, Riccardo Levi, Arianna Cavicchioli, Mariangela Rustico, Carmela Rozza, Ivana Bartoletti, Giorgio Cazzola, Franco Mirabelli, Ivan Scalfarotto, Fausto Ghidini, Ferruccio Capelli, Paola Concia, Marilena Adamo, Angelo Zucchi, Ilaria Cova, Ardemia Oriani, Lucia Codurelli, Laura Froner, Grazia Pagano, Carlo Porcari, Manuela Ghizzoni, Olga Di Serio D’Antona, Cinzia Capano, Doris Lo Moro, Oriano Giovannelli, Pippo Civati, Luciano Pizzetti, Maino Marchi, Franca Chiaromonte, Edoardo Borruso, Laura Specchio, e altri. ”Una legge saggia e mite – afferma l’appello – deve tutelare due diritti: quello alla salute anche come bene comune e quello all’autodeterminazione di ogni individuo in relazione alle cure e terapie alle quali accedere”. Una tutela che si fonda su ”rispetto del consenso informato del paziente; riconoscimento della volontà, scritta e ripetuta nel tempo, di non essere sottoposto a forme di accanimento o a tecniche lesive della propria dignità nel caso di uno stato vegetativo permanente e della incapacità irreversibile di intendere e di volere; coerenza della norma con i principi sanciti nella Costituzione agli articoli 2, 3, 13 e 32 e con l’articolo 9 della Convenzione di Oviedo sui diritti del cittadino malato”. Il testo prosegue affermando che la nostra Costituzione difende sia chi vuole ”essere accompagnato con qualunque tecnica fino all’ultimo momento, sia chi maturi la convinzione di voler interrompere ogni terapia ritenuta inutile”, mentre il testo in discussione oggi alla camera ”nega in radice tali premesse. Sottrae alla persona la responsabilità di giudicare cosa sia compatibile con la propria dignità. Offende il codice deontologico medico. Impone sempre e comunque idratazione e nutrizione artificiali. Norme violente e sconosciute al resto d’Europa, indipendentemente dal colore politico dei governi”. (fonte Asca)

Per adesioni: infodemocraziaesigente@gmail.com

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