di Aurelio Mancuso

Di storie simili se ne sono sentite raccontare da alcuni partigiani, o da qualche persona che ha conosciuto luoghi e fatti, ma mai era emerso un racconto così emblematico: un fascista omosessuale che per un anno ha nascosto un ebreo. Siamo in Calabria e lo scrittore  Mario Campanella si è appassionato a una vicenda scoperta per caso, grazie al racconto di un amico che l’aveva ascoltata dal nonno. Paolo Furgiuele, originario di Cosenza, nativo di Castrovillari, fascista, omosessuale, impiegato al Dazio, ospitò a casa un ebreo, lo nascose per un anno facendolo sfuggire all’internamento nel lager di Ferramonti. C’è voluto molto tempo per riuscire ad avere conferme di questa storia, difficile reperire documenti ufficiali andati distrutti o dispersi in varie amministrazioni. Poi la svolta, con la conferma dell’esistenza di un uomo, appunto Paolo Furgiuele, figlio unico, ricco di famiglia, militante convinto del Pnf e omosessuale, lo scrittore può iniziare ad indagare. Naturalmente la sua condizione era segreta, ma come si sa, nei paesi, niente rimane davvero riservato, anche se il giovane da come si sa, era non solo silenzioso ma anche poco praticante. Quindi, il giovane fascista ospitò per circa un anno un ragazzo ebreo greco, di madre italiana, che arrivò in Calabria nel 1943 per scampare dalla reclusione. Secondo i testimoni dell’epoca, tre anni dopo la guerra, il ragazzo ebreo tornò a Tarsia, con la moglie e un figlio di pochi mesi per ringraziare il militante fascista. Dell’omosessuale calabrese si sono perse le tracce, unica certezza che intorno agli anni ‘60 si trasferì a Roma. La storia è davvero molto bella e Campanella ha deciso di scrivere un libro e già un adattamento teatrale. Naturalmente l’autore non anticipa se ha saputo del perché Paolo decise di ospitare il giovane ebreo, se si hanno notizie della loro convivenza, di come riuscì a nasconderlo. Per ora ci accontentiamo di rilevare come pur in quegli anni tremendi, identità, sensibilità, segreti, che per forza si dovevano nascondere, potessero incontrarsi e far nascere amicizie e solidarietà vietate, in un’Italia, che ha perso molta memoria, e per questo è ancora così indietro.

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