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Europee: Tsipras ottimo candidato, ma la vera sfida è quella di Schulz – settimanale gli Altri

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Alexis TSIRPAS, Martin SCHULZ - EP Presidentdi Aurelio Mancuso

Il 25 maggio si gioca una partita in Europa decisiva per il destino di un continente in bilico tra conservazione e aspirazione, tra rigorismo e generosità. Il vento che spira forte si conosce già: il populismo, soprattutto quello anti Euro, farà un grande balzo e scardinerà gli equilibri dentro il Parlamento europeo. I più bassi istinti xenofobi, omofobi, misogini, nazionalisti s’incontreranno in diverse liste e formazioni, per tentare soprattutto in alcuni Paesi una spallata culturale e sociale pericolosa e inedita. Tutta quest’ondata, che per alcuni versi spiega anche il fenomeno italiano (molto originale e con tratti trasversali) del Movimento 5 Stelle,  è ingenerata e ora alimentata dalla profonda crisi economica che si è abbattuta sull’Europa, Vi erano già state ampie premonitrici anticipazioni nel decennio passato, alimentate da una estrema debolezza politica delle istituzioni europee, di cui colpa sta sulle spalle della destra e le sue politiche di austerity e di macelleria sociale. La sinistra riformista continentale, divisa, oscillante tra la volontà di rifugiarsi dietro ricette simili a quelle della destra e pallide autonome proposte economiche, paga alcuni lustri d’incapacità di trasformarsi, dopo il 1989, in una sponda sociale solida. Permangono dentro il socialismo europeo contraddizioni che esaltano ancora differenze nazionali, dislivelli economici, complesse articolazioni sociali e valoriali. Tutte le grandi famiglie europee si stanno, quindi, preparando alle elezioni con la discesa in campo dei propri candidati alla presidenza della Commissione Europea (novità introdotta dal Trattato di Lisbona). Per ora si rubano la scena il tedesco Martin Schulz, attuale Presidente del Parlamento europeo per i Socialisti e Democratici, e il leader greco di Syriza Alexis Tsipras, sostenuto da Sinistra Europea. In Italia questo significa che il PD, dopo l’adesione ufficiale al PES, sosterrà Schulz, mentre SEL e quasi tutta la galassia comunista e antagonista extra parlamentare, affideranno a Tsipras i propri voti. La lista di Tsipras è coordinata da alcuni intellettuali che hanno stilato liste che vanno da Casarini a Spinelli. Le candidature del PD non sono ancora pronte, e non mancheranno contraddizioni, soliti bilancini tra correnti, candidate e candidati con visioni ideali anche contrapposte. Nel recente Congresso nazionale di SEL la scelta di sostenere il leader di Syriza, ha prodotto una spaccatura risolta in una votazione con 382 a favore, 68 contrari, 123 astenuti. Tutti uniti i militanti e i dirigenti di Sel promettono ora, di impegnarsi in una campagna elettorale non semplice, perché tra scontata diffusa astensione e capacità di coagulazione del consenso tra i tre partiti in questo periodo più importanti, PD, M5S e FI, le liste medie e piccole rischiano di patirne. I sondaggi sono confortanti, la proposta della Lista Tsipras è accreditata intorno al 7/8 per cento (quasi la somma dei voti di Rifondazione Comunista e di Sinistra Ecologista di cinque anni fa). Come sanno bene i dirigenti di SEL conviene esser prudenti perché già in altre elezioni i rilevamenti teorici non furono coerenti con i voti conquistati nelle urne. Il tema vero, è che SEL si trova in mezzo al guado, e per non scoprire il fianco a sinistra, non tanto per i competitor ormai quasi ininfluenti, ma per mantenere un minimo di argine rispetto a un sentimento diffuso di astensione proprio tra il magma popolare delle sinistre italiane, ha scelto il bene rifugio greco. Il leader ellenico appiana pubblicamente conflitti e malumori interni, offrendo una perfetta campagna elettorale identitaria, con la comodità di poter concentrare su alcune figure vendoliane le preferenze. Alla fine il 26 maggio sapremo se la strategia di stare con la Sinistra Europea, continuando a professarsi interessati al PES, pagherà in termini elettorali, sapendo già adesso che alcune candidature alla Casarini, non strapperanno di certo elettorato al PD, neanche quello più sofferente rispetto a dirigenti apprendisti stregoni. D’altronde Vendola sa che la sua contraddizione non è solitaria, il PD nonostante la tenuta nei seggi, rischia in ogni momento implosioni, scissioni, secessioni silenziose. Ancora una volta le sinistre che sono concretamente disponibili al governo si allontanano, si scrutano, sognano l’altrui disfacimento, che non avviene perché la polarizzazione mantiene ossificati grandi pianeti e piccoli satelliti. Queste elezioni europee, con tutto il loro cumulo di rancori e sfilacciamenti, sono una tappa intermedia verso le politiche su cui però nessuno avanza previsioni. Nella permanente confusione del quadro politico, tra annunci salvifici e previsioni catastrofiche, si sedimenta l’indifferenza nella società, che fa sempre vincere la destra.

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Media e Renzi: tra Carosello e evocazioni Pop, ma non chiamatelo Forrest Gump – settimanale gli Altri

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La7 - Renzi ospite alla trasmisione ottoemezzo

di Aurelio Mancuso

Nel lento declino del berlusconismo irrompe l’era renzista e i mass media si riorganizzano per tracciare il nuovo corso. A differenza del Cavaliere il Sindaco d’Italia non è puro prodotto pubblicitario, ovvero non attinge alla tecnica della mera mescita delle teorie e pratiche comunicative americane. Matteo Renzi è un misto tra gli spot di Carosello e le evocazioni letterarie pop con qualche scorribanda nei testi classici. Berlusconi e Renzi che a torto si cerca di sovrapporre, pascolano nella stessa vasta prateria del volgo tenendosi il più lontano dai linguaggi paludati delle corti dei palazzi del potere. Se un tratto comune si può trovare, è la straordinaria ferocia ammantata dai ceroni (per Berlusconi sempre più tenui) di bonomia. Da giorni il palinsesto è invaso di servizi e approfondimenti sul neo presidente del Consiglio, una raffigurazione che si sostiene esaltando la giovane età, la velocità della decisione (per ora solamente presunta) la distanza con le polverose Aule parlamentare, l’indagine tra i suoi più stretti collaboratori, e purtroppo, anche la sempre eterna descrizione dei look delle ministre. I giornali tentano insomma di ricondurre il fenomeno Renzi all’interno dei soliti rassicuranti binari comunicativi. Come al tempo della discesa in campo di Berlusconi il sistema informativo italiano non è preparato, nonostante che la cavalcata renziana sia ormai iniziata da qualche anno. Berlusconi poteva contare su una televisione commerciale di proprietà e di assoluta affinità rispetto alla sua narrazione, cui prontamente si adeguò il servizio pubblico, in fondo proporre la politica come una saponetta era l’uovo di Colombo, scoperto oltre oceano già da qualche decennio. Il Fiorentino è figura più complessa, accelera e frena con mosse variabili, ha un rapporto con la comunicazione all’apparenza meno costruito, quasi più ruspante e poco filtrato. A differenza di Beppe Grillo, l’altro vero ciclone, non insulta, non minaccia, non domina i suoi interlocutori, Renzi li affoga con il buonsenso, li denuda dalle loro incrostazioni sedimentate dalla troppa frequentazione del potere, quindi, a volte, li grazia, oppure li mette sbeffeggia. In fondo i tre protagonisti della politica italiana sono perfetti per la rappresentazione mediatica di una soap opera intrisa di cinismo, egoismo, buonismo e lacrimevoli tratti di demagogia. Berlusconi da ottimo testimonial di prodotti appetitosi è ora più moderatamente posizionato nell’alveo del settore del diporto e del riposo, Grillo avrebbe sicuramente sterminati spazi nel campo della televendita delle creme rassodanti. Matteo Renzi è buono ad apparire tra i vigneti toscani a reclamizzare il sole, l’agricoltura bio e la pastorizia di prossimità, come per lanciare linee vintage di vestiario e di dolciumi. E’ il Fenomeno oggi la vera antica novità su cui i media cercano di accordarsi, trasudando come sempre d’implicito servilismo nei confronti del nuovo potente di turno (poche le eccezioni) che in qualche modo bisogna pur riverire. Non è detto che Renzi gradisca, ma suo malgrado sopporterà, anche perché la furia rottamatrice (che in alcuni programmi tv e editoriali cartacei sarebbe salutare) non si può abbattere rispetto a un potere di cui non dispone direttamente le leve, anche se la nomina del suo fedelissimo Luca Lotti all’editoria non dovrebbe rassicurare i pettuti alchimisti della comunicazione italiana. Per ora comunque tg e tracimanti talk show politici prendono le misure in attesa delle inevitabili gaffe, errori, speriamo non fallimenti del turbo Renzi. La luna di miele durerà per il tempo necessario, poi anche il presidente del Consiglio dovrà sorbirsi, chiusa la svenevole sequela di consigli e indicazioni programmatiche grondanti dagli editoriali dei grandi giornali, i rimproveri e le distinzioni. D’altro canto i giornalisti politici, le grandi testate sono la sezione fiati dell’orchestra italiana che preferisce le ripetute stonature che la disciplina e la coerenza di una direzione. Un dato è certo, l’era Renzi cambierà profondamente anche il sistema comunicativo, perché se riuscirà nel suo intento di cambiare almeno un po’ l’Italia, regnerà indisturbato per molto tempo e questo non potrà che riorganizzare anche la narrazione del Paese. Se fallirà, si aprirà allo stesso modo una fase drammaticamente complicata, che diromperà anche dentro i media. E’ più probabile però che il nostro Sindaco abbia in mente un percorso  meno lineare, che prevede l’alimentazione a tavolino di onde impetuose e momenti di bassa marea, da possibili crisi pilotate a distribuzione di nomine e pecette per rabbonire, quando sarà necessario, l’ingordo e non ancora agonizzante infetto sistema dei poteri. Lo skipper è assai più esperto di quanto appaia, e la sottovalutazione anche iconografica che i suoi quasi inesistenti competitor politici tentano di accreditare per sentirsi più al sicuro, è poca cosa. Renzi non è Forrest Gump né l’ingiallita riproposizione di Tony Blair. Il suo spartito è tutto da scrivere, questa è la sua forza, anche comunicativa, come la sua possibile strutturale debolezza.

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L’ora dei Diritti – Iniziativa circolo PD San Paolo Roma

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l'ora dei diritti - iniziativa pubblica

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Famiglie gay: lo spot della Coca Cola che rende Letta e Barilla molto piccoli

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Scritto per Huffingtonpost.it  – Pubblicato: 03/02/2014 19:47

Come può un militante di lungo corso dei diritti civili in Italia commuoversi davanti a una pubblicità della Coca Cola? Visionando lo spot della marca più famosa al mondo trasmessa in occasione del Super Bowl, l’evento sportivo più importante degli Stati Uniti. Enrico Letta va alla cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Sochi, a far da comparsa a un evento che glorificherà il regime liberticida, xenofobo e omofobo di Putin.

Il patron di Barilla dopo aver a freddo insultato alcuni mesi fa le persone omosessuali, fa retromarcia e promettere gesti riparatori mai pervenuti. L’unica concreta risposta alle montagne d’ipocrisia giunge dalla bevanda una volta più odiata dalla sinistra, che con un colpo indubbiamente di grande impatto commerciale, rende le nostre polemiche, assurde, stantie buone per un Paese consegnato all’immobilità. È inutile commentare per voi un video di un minuto, godetevelo e pensate che Hillary Clinton (probabile futura candidata alle presidenziali americane) l’ha lodato su Twitter.

“Includere una famiglia gay nel video “America the Beautiful” – ha dichiarato il presidente di GLAAD – non è solo un passo avanti per l’industria della pubblicità, ma è un riflesso della crescente maggioranza di americani che sostengono con orgoglio i loro amici LGBT, parenti e vicini di casa, come parti integranti della nostra società”. E com’è dato di sapere la multinazionale è intenzionata a usare il video anche in occasione delle Olimpiadi di Sochi, un modo chiaro, a differenza del nostro governo, di dire da che parte si sta.

 

via Famiglie gay: lo spot della Coca Cola che rende Letta e Barilla molto piccoli | Aurelio Mancuso.

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“Love is Right”, in piazza contro l’omofobia – video repubblica.tv

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“Love is Right – Diritti senza compromessi”. Il video promuove la manifestazione nazionale di sabato 7 dicembre in piazza dei Santi Apostoli, a Roma, per chiedere l’uguaglianza dei diritti per le persone gay, lesbiche e transessuali. Le associazioni che compongono il movimento Lgbt (Agedo, Arcilesbica, Arcigay, Certi Diritti, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno e Mit-Movimento Identità Transessuale) hanno scelto di scendere in piazza per rivendicare un sistema di leggi che garantisca le libertà, l’autodeterminazione e i diritti civili.
Testimonial della campagna Claudia Gerini, Valeria Solarino, Giulia Michelini, Anna Falchi, Chiara Caselli, Marco Cocci, Giorgio Marchesi, Alessandro Tiberi, Fabrizio Falco, Filippo Nigro, Alessandro Roja, Michele Venitucci, Andrea Napoleoni, il regista del video è Marco Simon Puccioni

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