Equality Italia: i gay hanno diritto a vita familiare come coppia, la cassazione sbugiarda tutti i reazionari d’Italia.
Pur non potendo accettare la trascrizione del matrimonio contratto all’estero da una coppia di omosessuali, perché non ha effetti nel nostro ordinamento, la Corte di Cassazione smonta pezzo per pezzo tutte le posizioni portate avanti in questi anni da vari esponenti del centro destra e del centro sinistra italiani. La Corte afferma con chiarezza che la diversità di sesso per sposarsi non è più un requisito indispensabile, e che le coppie gay hanno “come i coniugi, il diritto ad una ”vita familiare” e ad esigere e a far valere per questo il diritto ad un ”trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata” E la Cassazione, così come la Corte Costituzionale invita il Parlamento ad agire ed approvare una normativa sulle coppie gay. Si tratta di una sentenza importante e che smentisce tutte le stupidaggini giuridiche proposte da una classe politica ignorante e culturalmente più vicina ai regimi islamici che alle democrazie mature europee.
Aurelio Mancuso Presidente Equality Italia
Leggendo il Rapporto Censis sui “Valori degli Italiani” non si può notare che a fronte di alcuni giudizi espressi nella premessa che lasciano basiti,
Quello che per la politica italiana è incomprensibile nel resto delle democrazie mature è dibattuto da decenni sia tra i progressisti e sia tra i conservatori. Il modello del matrimonio civile, mutuato dalla tradizione religiosa, è profondamente cambiato. Se per le gerarchie religiose, specie quelle cattoliche, il matrimonio è indissolubile, e prevedeva un tempo, la figura del marito come superiore a quella della moglie, per le leggi statali, così come si sono modificate negli anni, il matrimonio è un contratto non indissolubile e di cui è regolata la risoluzione. In Italia a causa di una visione ideologica ipocrita, quando si parla di matrimonio si evoca nei fatti quello cattolico, mentre nella realtà quello che è ormai sta diventando predominante (al nord è già maggioritario) è il matrimonio civile. Purtroppo nel nostro Paese siamo in forte ritardo rispetto all’adeguamento di questo contratto, che oggi è vetusto e confuso. Per questo la discussione dovrebbe incentrarsi non sul matrimonio gay, ma sulla riforma dell’istituto matrimoniale, sul divorzio breve (di cui timidamente è stato avviato l’iter parlamentare), sul diritto di famiglia, sulle tutele dei minori. Anche una legge intermedia, che riconoscesse diritti e doveri alle coppie gay, (che in Italia sarebbe comunque un primo importante passo) non risolverebbe due questioni fondamentali: la riforma generale dei contratti matrimoniali, il riconoscimento dell’uguaglianza formale e sostanziale. Di questo dovrebbero discutere destra e sinistra, cattolici e laici, abbandonando l’uso strumentale del tema matrimonio gay, per combattere battaglie demagogiche di cui la società concreta non avverte la necessità.




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